Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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393
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Pubblicazioni araldiche di fine Ottocento 393
stano che per un processo lento .*0 Questo ceto era composto dai discendenti di molte antiche casate, ma anche da nuovi ricchi, dalle personalità più illustri delle arti, dai principi della finanza ecc. L'aristocrazia alla fine del secolo non era allora solo l'antica nobiltà, ma una classe nuova formata dall'antica più l'elemento moderno. Ma questa nuova realtà, affermava Santostefano Della Cerda, mancava di coesione e più che un ordine sociale era un terreno d'incontro.50) Secondo questo autore le barriere sociali tendevano dunque a scomparire, ciò non toglie [va] però che l'aristocrazia non pò [tesse] e non d[ovesse] cercare di continuare le antiche tradizioni e senza di che non avrebbe più ragione di esistere mettersi alla testa del paese, onde mantenere quel perfetto equilibrio tra i vari ordini sociali che tanto giovano alla prosperità di un paese e all'esercizio delle sue libertà .51) Per fare ciò occorreva che la nobiltà ten[esse] presente che il segno certo delle diseguaglianze sociali è sempre stata, ed oggi più che mai, la ricchezza.52) Occorreva allora consolidare la sua tradizionale base di ricchezza, ossia il possesso immobiliare; compito dell'aristocrazia sarebbe stato dunque quello di affrontare il problema agrario avviando quelle innovazioni necessarie per compensare la fine dei fidecom-messi: quindi fissare in campagna il proprio soggiorno, mettere a profìtto i viaggi all'estero, introdurre miglioramenti, persuadere i contadini a perseguirli, migliorare le loro condizioni ma in quella giusta misura che val[esse] a cattivarne la fiducia e l'affetto, senza scemarne l'operosità .53) Un ceto aristocratico ricco, con solide radici in campagna avrebbe potuto contare sull'appoggio della maggior parte della popolazione e fornire al paese un ceto dirigente senza tornaconti personali.
È difficile non scorgere in queste argomentazioni il riflesso della sfiducia verso il ceto dirigente di quegli anni Nelle argomentazioni di Santo-Stefano Della Cerda confluiscono molte delle tesi che abbiamo visto avanzare per definire la nobiltà, dall'importanza del suo passato alle radici nella terra, e che convergevano nel delineare le caratteristiche di un ceto dirigente disinteressato, nobile prima di tutto nello spirito e nella dirittura morale. Sebbene in questi periodici non appaiono commenti espliciti alla situazione politica del tempo, è difficile non scorgere, nell'esaltazione delle virtù morali dell'aristocrazia un implicito riferimento all'immoralità pubblica dilagante, nei cui confronti si andava sempre più diffondendo un profon-
*") Ibidem. m Itti, pp. 92-93. ) Mt p. 96. *Q ìbidem* 53) Ivi, p. 99.