Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
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1997
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Andrea Moroni
o l'andamento del consolidato italiano. Una sezione di concezione molto moderna dove era possibile trovare presumibilmente il meglio in quanto a sartorie, alberghi ecc. e che doveva rappresentare una delle fonti principali di reddito per la rivista.
Il successo di questa iniziativa dovette essere buono e dal 1894 la redazione si diede nuovi e più ambiziosi propositi. I redattori costituirono infatti l'Istituto Araldico Italiano i cui scopi vennero illustrati dalla rivista: dopo il consueto richiamo all'importanza degli studi araldici e genealogici, si affermava che scopo dell'Istituto sarebbe stato coltivare tali discipline pubblicando memorie, illustrazioni di stemmi, alberi genealogici [...] e incoraggiando gli studiosi con un doppio concorso annuo a premi per i genealogisti e per i pittori di Araldica .56) Ma l'aspetto più importante e, nuovamente, il più rilevante dal punto di vista commerciale, veniva enunciato in seguito: [l'Istituto] si propone di aiutare la formazione del libro d'Oro della Nobiltà Italiana procurando notizie e copie di documenti blasonici e nobiliari ai membri del patriziato che desiderino far riconoscere i propri titoli dalla Consulta Araldica del Regno. Poche erano le domande avanzate alla Consulta e molte di queste venivano respinte per carenza di documentazione. L'Istituto avrebbe perciò aiutato a cercare la documentazione necessaria e a presentarla in modo idoneo. Naturalmente non si faceva alcun cenno a tariffe per questi servizi, ma è lecito dubitare che simili ricerche sarebbero state svolte gratuitamente.57)
Più in generale, dal 1894 il Calendario d'Oro aumentò il proprio carattere frivolo, nuove rubriche dedicate a genealogie e a ritratti familiari approssimativi e apologetici, i preannunciati concorsi araldici e genealogici, persino una sezione dedicata a questioni araldiche genealogiche per i lettori.5?) Tutte iniziative che facevano leva sulla vanità dei lettori e che
5Q Calendario d'Oro. Prontuario nobiliare diplomatico araldico, Roma, anno VI (1894).
b7> Lo stesso Giornale Araldico-Genealogico-Diplomatico accolse in modo molto critico questa iniziativa avanzando insinuazioni nemmeno molto velate sui veti propositi dei promotori dell'Istituto Araldico Italiano, tra i quali, notava con malizia il Giornale, figuravano non pochi corrispondenti della Consulta Araldica e anche qualche membro delle commissioni araldiche regionali (Giornale Araldico-Genealogco-Diplomatico, a XXII, 1894, tomo IH). In altre parole, da una parte i membri delle Commissioni respingevano le richieste per mancanza di documentazione, dall'altra si proponevano come consulenti per poter passare il vaglio della Consulta. Il Giornale Araldico si domandava come si sarebbe sovvenzionato questo Istituto Araldico, visto che non aveva soci, né lasciti, né sovvenzioni Inoltre ridicolizzava l'idea che i membri dell'Istituto avessero un distintivo (un'aquila da portarsi appesa con un nastro giallo bordato dì rosso) e accusava che in tale modo si ostacolava l'affermazione di una seria disciplina scientifica araldica dando motivo di critica ai suoi oppositori
SQ Nel numero del 1894 nella sezione questioni araldiche genealogiche si trovano domande di questo tipo: Quale conto fa della scienza del Blasone la Democra-