Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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397
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Pubblicazioni araldiche di fine Ottocento 397
certo non aiutavano la causa di quegli araldisti più puri eh volevano la loro disciplina severa e rigorosa, non al servizio delle famiglie. Ma probabilmente nel caso del Calendario d'Oro le ragioni del mercato furono più forti di quelle della causa araldica e rincremento del numero delle pagine, delle sezioni, delle rubriche testimonia un successo editoriale almeno per gli anni Novanta.
Ma nonostante questi aspetti, e i conseguenti attacchi da parte del più serio Giornale A.raldico-Genealogico-Diplowatico, anche il Calendario d'Oro serviva allo scopo di compattare il ceto nobiliare, contribuendo a rinvigorire il senso di appartenenza a una cerchia particolare. In fondo, al di là del carattere frivolo del periodico, concepire un calendario dedicato appositamente a ricordare i genetliaci dei nobili serviva anche a far sentire chi vi figurava come appartenente ad un mondo diverso.59)
6. La crisi del sistema liberale e lo sviluppo industriale dell'inizio del Novecento furono episodi cruciali che modificarono profondamente la realtà italiana e i suoi precedenti equilibri. Nei confronti di questi cambiamenti gli scrittori di araldica e genealogia adottarono una posizione di condanna, da una parte facendo risalire all'avvento della democrazia l'origine di ogni male, dall'altra tentando la strada di una riaffermazione di un ruolo dirigente per una nobiltà Ì cui contomi, però, venivano descritti in termini quanto meno contraddittori Infatti, se sul piano teorico si elogiavano le innate virtù insite nell'essere nobile, ritornavano poi con frequenza gli accenni ad un presente fatto di decadenza e degrado, una situazione nei confronti della quale solo pochi tentavano di delineare possibili (anche se in verità poco realistiche) vie d'uscita.60)
zia mnAi>m*7 ; Si è detto che Nobiltà, Gero, Monarchia si sorreggono a vicenda; togliendo di mezzo il Clero o la Nobiltà, può rimanere la Monarchia? . Sia pure in forma di domandine per i lettori, tornano anche qui i temi già visti sul ruolo della nobiltà, ripudiata dalla democrazia, ma in verità indispensabile per la sopravvivenza stessa della monarchia.
59) In effetti anche la Consulta Araldica del Regno e il Libro d'Oro della Nobiltà Italiana che infine e a fatica riusci a compilare, al di là dei pur importanti aspetti relativi ai criteri, aU'effettiva corrispondenza con la realtà, al riconoscimento legislativo ecc. (aspetti su cui si può ora vedere il saggio di G. C. JOCIEAU, Un censimento della nobiltà italiana cit) servì anzitutto a censire la nobiltà e Tatto stesso del censimento era un riconoscimento di esistenza e, quindi, di appartenenza.
60) Va comunque notato che in queste contraddizioni si rivelavano anche valutazioni realistiche della situazione della nobiltà italiana. L'indicazione che l'epoca dei privilegi era definitivamente tramontata (cfr., ad esempio, la presentazione del primo numero del Giornale Araldico-Genealogco-Diplomatico già citata) e che non esisteva più alcuna legge che definisse cosa fosse la nobiltà, o che solo ne facesse menzione (cri. ad esempio le considerazioni citate di Della Cerda), ma al tempo stesso la constatazione che i titoli venivano ricercati e concessi e che, di conseguenza, la nobiltà esisteva ed esercitava comunque un ruolo, o almeno un fascino sulla popolazione, erano