Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
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1997
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Libri e periodici
La fine della vita isolana prelude al trasferimento sofferto da Tolone a Marsiglia e poi a Parigi, alle affermazioni del Direttorio nel 1795, all'elezione a componente dei Cinquecento e alle influenze che esercita nel consiglio, del quale diventa presidente, alle incertezze di Napoleone durante le difficili fasi del complotto del 18 e del 19 brumaio, al gesto spettacolare di strapparsi di dosso la toga rossa e le insegne di presidente del consiglio dei Cinquecento e all'arringa inventata a fianco di Napoleone, contro il petto del quale punta la spada, giurando che lo avrebbe trafitto, se mai avesse sentito battervi il cuore di un tiranno. Il colpo di stato porta alla repubblica consolare e i consoli giurano nelle mani di Luciano, che viene nominato ministro degli interni; ma lascia, in verità, a desiderare per le sregolatezze morali e alcune intemperanze ed è costretto a dimettersi. Nominato ambasciatore di Francia a Madrid, l'ingegnoso Bonaparte fa esperienze diplomatiche interessanti alla corte di Carlo IV di Borbone e di sua moglie Maria Luisa, che nelle sue Memorie non giudica bene: Nessuna donna mente con tanta sicurezza e perfidia concentrata come la regina. Antidevota e perfino incredula, ma debole e timida all'eccesso, essa prova, all'apparenza del minimo pericolo, tutti i timori della superstizione.
Ma anche in Spagna le situazioni non si delineano chiare, in particolare nei rapporti con Manuel Godoy, con il quale pur si condividono passioni, inclinazioni e speranze; la convenzione di Aranjuez, la guerra tra gli spagnoli e i portoghesi, la pace di Badajoz sono tappe che si percorrono tra incertezze e contrasti fino al ritomo in Francia con le sussurrate ingenti ricchezze patrimoniali. La rottura tra i fratelli avviene con la presidenza che assume Napoleone della repubblica italiana; si manifestano forti le ambizioni di Luciano, che pur gode favori a non finire e raggiunge posti di notevole livello, in buona dose conquistati per le grosse doti d'intelligenza di cui è dotato, ma anche derivati dalla stretta parentela che ha con Napoleone, il quale intanto diventa imperatore e del quale si aliena completamente le grazie per il matrimonio che contrae con Alexandrine de Bleschamp, che Iung descrive di alta statura, con belle forme, un viso espressivo, begli occhi, un collo meraviglioso, capelli abbondanti, il volto ben fatto, ma è pure, come osserva Pietromarchi, in possesso di uno charme particolare, un'intelligenza, uno spirito che le consentirono di far breccia in poco tempo nell'animo ulcerato del giovane, ma non certo ingenuo, ex ambasciatore, soggiogandolo completamente: oltre ad essere bella, aveva anche della cultura e seppe conquistare il suo amante in tutti i campi.
La frattura tra i due fratelli si motiva per diverse vie. Nelle Memorie, Luciano, scrivendo oltre trent'anni dopo gli eventi del brumaio, annota: Quasi sempre lontano da mio fratello a causa degli eventi, lo conoscevo poco e aggiunge che tra loro non v'era mai stata intimità d'infanzia né di gioventù, facendo intendere che l'avrebbe desiderata e che era, invece, tutta riservata a Giuseppe, l'altro fratello illustre. L'esilio in Italia si punteggia di amicizie di buon taglio, da quella con Pio VII a quella con il cardinale Ercole Consalvi, con l'aristocrazia romana e con il ricco patriziato della capitale; il patrimonio si consolida con l'acquisto della villa La Ruffinella, detta anche Tuscolana, di Frascati, del palazzo di via Bocca di Leone e del feudo di Canino, nel cuore della Maremma denominata dominio di San Pietro.
Le tensioni tra i due germani si alimentano di contrasti: l'incontro di palazzo Guerrieri a Mantova tra i fratelli non risolve il principale problema di ordine matrimoniale, in quanto Luciano rifiuta in ogni modo di lasciare Alexandrine. Roma viene occupata da Napoleone, che viene scomunicato: Luciano con la famiglia è costretto a fuggire dall'Italia e si rifugia in Inghilterra, dove si dà alla poesia e alle sue passioni umanistiche. L'impero, però, crolla, proprio come ha previsto il nostro protagonista, e Napoleone è costretto ad abdicare. La riconciliazione tra i fratelli, imprevista e imprevedibile, avviene nei cento giorni con il rientro in