Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Araldica. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <407>
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Libri e periodici 407
con il progresso tecnico, ma con l'assunzione di nuova forza lavoro a basso costo proveniente dal mondo rurale. H mutamento si cominciò ad intravedere negli anni Ottanta, quando alcune industrie, come la molitoria e quella dei materiali da costru­zione, cominciarono ad utilizzare l'energia elettrica anche se, come precisa l'Autore, si trattava di casi isolati, in quanto continuarono a prevalere le manifatture nei co­muni in cui esisteva già un'organizzazione artigianale per la lavorazione degli stessi prodotti. Circa il 70 per cento degli occupati apparteneva all'industria tessile casa­linga ed alla fabbricazione delle trecce e dei cappelli di truciolo.
H settore bancario non favoriva certo l'evoluzione industriale, in quanto si preoccupava più della propensione al risparmio, attraverso una gestione dirette a garantire sicurezza ai depositanti, che della realizzazione di una vera politica degli impieghi. La Cassa di Risparmio di Reggio, istituita nel 1852, destinava il risparmio po­polare agli investimenti di pubblica utilità, finanziando i comuni, la provincia ed ogni iniziativa diretta a realizzare opere di pubblico interesse. Gli altri istituti di credito cittadini di un certo rilievo erano la Banca popolare di Reggio Emilia, la Banca Mutua Cooperativa fra gli Impiegati della Provincia di Reggo Emilia, il Banco eli San Prospero e la succursale della Banca Nazionale. Negli ultimi anni del secolo XIX diventò rile­vante il sostegno finanziario accordato alle cooperative ed alle istituzioni agrarie, concedendo, rispettivamente, prestiti a lunga scadenza ammortizzabili in venticinque anni ad un tasso che, alla fine degli anni Settanta, era del 6 per cento ed anticipa­zioni in conto corrente. Le trasformazioni più importanti si ebbero, infatti, nel set­tore primario, dove l'opera delle prime istituzioni agrarie e della stampa specializ­zata favori l'adozione di moderne tecniche agrarie (nuovi criteri di rotazione e di concimazione), con il conseguente incremento della produttività. Prevalevano le coltivazioni del grano e della vite, con tendenza all'incremento delle foraggiere e del patrimonio zootecnico.
La crescita del settore primario, precisa l'Autore, rappresentò il presupposto per lo sviluppo dell'industria reggiana. Esso forniva le materie prime per le industrie di trasformazione dei prodotti agricoli e diventava mercato per industrie nuove co­me le meccaniche. Gli accordi consortili permisero di superare l'ostacolo del frazio­namento della proprietà: la Cooperativa Agricola Reggiana, sorta nel 1901, si occupò dell'acquisto all'ingrosso di macchine operatrici, consentendo agli agricoltori di no­leggiarle. Cominciarono a sorgere officine rappresentanti ditte straniere, che svolge­vano lavori di manutenzione e riparazione fino ad arrivare alla progettazione ed alla produzione in proprio. Con il secondo decennio del Novecento iniziò la prima fase di espansione del processo di meccanizzazione agricola nel Reggiano: la trazione passò dall'animale al locomobile a vapore e da questa al motore a combustione in­tema. Ciò segnò il successo dell'officina di Giovanni Landini, che divenne anche scuola per la preparazione di tecnici specializzati.
Il nuovo rapporto tra banca ed industria, emerso in Italia in quegli anni, in­dusse anche alcuni istituti di credito locali a sostenere lo sviluppo industriale reg­giano. Il contributo finanziario della Cassa di Risparmio locale favori la costituzio­ne, nel 1901, dell'Officina meccanica ing. Romano Righi G che, trasformatasi in società in accomandita semplice appena tre anni più tardi, assunse la nuova ragione sociale di Officine Meccaniche Remane. Essa si dedicò alla costruzione di materiale fer­roviario, proprio mentre lo Stato italiano si stava impegnando in una politica di espansione delle linee ferroviarie e di ammodernamento del materiale mobile. Nel giro di pochi anni l'azienda ampliò notevolmente il suo volume d'affari, aumentan­do più volte il capitale sociale, sottoscritto per buona parte dalla Banca Commer­ciale Italiana. Nel 1912, le Officine Meccaniche Reggiane assorbirono la S.O.F.LA. (Società Officine Ferroviarie Italiane S.p.A.) e Vanno successivo trasformarono la propria ragione sociale in Reggiane Officine Meccaniche Italiane S.p.a. Altre imprese sor­sero o modificarono la loro forma giuridica proprio negli anni della guerra. L'Auto­re le elenca dettagliatamente, specificando la data di costituzione e l'attività svolta,