Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Araldica. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <412>
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412 Ubri e periodici
una conferenza sulla battaglia del Piave tenuta nel 1923, consentono di ricostruire il suo pensiero sulla condotta della guerra. Gratton ha potuto avvalersi, però, anche del manoscritto di un'altra conferenza, poi non svolta, intitolato Dal Piave a Vittorio Veneto, ha fine della guerra, da lui rinvenuto presso l'Archivio Diaz, che aveva riordi­nato nel 1986-87 per conto della famiglia, in vista della donazione al Museo della Guerra di Gorizia.
L'autore dedica gran parte del suo studio alla discussione basata sulle diffe­renti valutazioni di storici e di protagonisti delle vicende, oltre che sulle fonti pri­marie in suo possesso - circa l'inazione dell'esercito italiano nell'estate 1918 e la decisione dell'offensiva finale. La stasi delle operazioni militari dopo la battaglia del Piave ed il fallimento del tentativo di sfondamento austro-ungarico fu dettata da un eccesso di prudenza? Ebbe come conseguenza una minore considerazione della vittoria italiana al tavolo della pace? La decisione dell'attacco conclusivo a Vittorio Veneto fu presa autonomamente dal Comando Supremo o venne imposta dal go­verno, preoccupato della situazione che sarebbe derivata per l'Italia da una conclu­sione della guerra che avesse trovato le truppe ferme sul Piave?
Pur facendo presente che si tratta di questioni ancora aperte, Gratton giustifi­ca l'operato di Diaz e rivaluta la vittoria italiana di Vittorio Veneto in tutta la sua importanza per l'esito del conflitto mondiale. Al di là delle polemiche nei confronti del Maresciallo, dettate spesso da sentimenti di rivalsa o di invidia (tipici in pro­posito gli sprezzanti giudizi dei generali Cadorna e Caviglia) o da comode rico­struzioni giornalistiche (si vedano ad esempio le considerazioni di Luigi Alber-tini) emergono, nella ricerca di Gratton, il realismo di Diaz, la sua attenzione verso il fronte intemo, la sua capacità di favorire lo sforzo comune. Dopo Caporetto, la vittoria italiana fu il coronamento dell'impegno collettivo di tutti i combattenti. H merito di aver consentito tale coordinamento bisogna riconoscerlo a Diaz, alla sua concreta sollecitudine verso il morale ed il benessere dei soldati. All'indomani della nomina al Comando Supremo, egli percepì che non si trattava di una semplice staf­fetta con Cadorna, ma di una radicale svolta che era chiamato ad imprimere e a dirigere, ed in tal senso agì.
Ci sentiamo di muovere un rilievo all'autore di questo studio: aver trascurato l'importante aspetto del risollevamento morale dell'esercito della serie cioè di provvedimenti presi da Diaz d'intesa con il governo a favore dei soldati per pri­vilegiare l'analisi degli elementi tecnici della condotta delle operazioni militari.
FILIPPO RONCHI