Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Reggio Emilia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <446>
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Alberto Ferraboschi
esponenti, ebrei nella vita cittadina,52) testimoniano come la fisionomia del vertice amministrativo scaturiva anche dal dissolvimento dell'antica Kehillà nella nuova individualità di stampo liberale.53)
L'emergere di nuovi gruppi sociali fortemente caratterizzati in senso borghese non significa che con l'Unità l'aristocrazia scomparve ritirandosi nel chiuso delle proprie ville.54) Se, come si è detto, l'avvento dei moderati emarginò la pattuglia dell'aristocrazia nera guidata dal conte Prospero Liberati Tagliaferri,55) l'esistenza di una componente nobiliare legata alle lotte liberali prerisorgimentali56) consentì alla aristocrazia reggiana di conti­nuare a proporsi come un tassello nevralgico dell'////* cittadina. Sebbene tale divisione impedisse all'aristocrazia di continuare ad esistere come un corpo separato, socialmente e politicamente omogeneo,57) sul piano della rappre­sentatività civile i nobili reggiani riuscirono a ritagliarsi uno spazio rilevante anche nei decenni postunitarL In effetti, nonostante la tradizionale debolez­za del patriziato cittadino del periodo preliberale,58) al consiglio comunale
A titolo esemplificativo si può ricordare come nel 1887 con la presidenza della Camera di Commercio di Cesare Modena, la vice presidenza della Banca Popolare di Pomponio Segrè, la vice presidenza dell'Associazione Industriali, Commercianti ed Esercenti di Eugenio Almansi, la presenza in Consiglio Comunale di Pomponio Segrè, Raimondo Franchetti, Arnoldo Levi, Giuseppe Soliani ed infine l'investitura parlamentare di Ulderico Levi, la comunità ebraica locale risultava ampiamente inserita all'interno del sistema di potere della città.
53) E. CAPUZZO, Le cornici giurìdiche dell'emancipazione ebraica, in F. SOHA-M. TOSCANO (a cura di), Stato nazionale ed emancipatone ebraica cit, pp. 91-104.
Anche sul tema delle nobiltà ottocentesche si è di recente sviluppato un filone di ricerca volto a mettere in discussione lo stereotipo di una nobiltà travolte dal crollo del sistema economico feudale cfr. G. MONIRQNI, Gli uomini del re. La nobiltà napoletana nell'Ottocento, Roma, Donzelli, 1996.
55) Cfr. F. BOIARDI, Pensiero politico e nostalgia prerisorgimentale del conte Prospero Liberati Tagliaferri di Reggio Emilia, in MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA, Reggio dopo l'Unità, Reggio Emilia, Tecnostampa, 1966.
5*9 Tra i compromessi nei moti del '31 troviamo diversi esponenti di illustri famiglie nobili reggiane: Giacomo Lamberti, Giovanni Friggeri, Orazio Malaguzzi, Francesco Guidelli, Francesco Malvolti e Pellegrino Nobili (A. CREMONA-CASOU, Storie di alcune famiglie nobili reggiane ed accenni a loro partecipatone ai moli del ì 831. Reggio Emilia, Officine grafiche, 1931).
5T> La nobiltà reggiana si caratterizzava per la forte eterogeneità politica: a personalità della aristocrazia nera (Prospero Liberati Tagliaferri) si affiancavano figure di primo piano del moderatismo locale (Giovanni Fiastri), del liberalismo trasformista (Luigi Sorniani Moretti), del movimento mazziniano (Corrado Palazzi e Giovanni GrUlenzoni) o dello stesso schieramento radicai socialista (Alfonso Perrari-Cocbelli).
5fi) La lontananza dalla corte modenese penalizzò la nobiltà reggiana la quale, oltre a subire la posizione subalterna rispetto all'aristocrazia modenese, risultava composta prevalen­temente da nobiltà non titolata (cfr. C. CAFRA, Società e Stato nell'età napoleonica cit, pp. 25-27). Sul tema della sostanziale debolezza delle famiglie di sàngue blu cfr. anche II secolo XIX e la nobiltà, in La Minoranza, 10 maggio 1874.