Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Reggio Emilia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <447>
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L'elite amministrativa a Reggio Emilia 1859-1889 447
uscito dai rivolgimenti del '59, i Cassoli, i Gherardini, i Fiastri, i Fossa e gli Ancini impressero un imprevisto connotato aristocratico: l'andamento del tasso nobiliare tra i consiglieri comunali presenta una parabola in base alla quale dal 25 del 1861 si raggiunge il culmine nel 1881 (27 dei consiglieri) per poi calare progressivamente nel corso degli anni '80 fino al 15 del 1889.59) Il protagonismo nobiliare trovava riscontro anche nei cognomi dei sindaci che si succedettero al governo della città dall'Unità fino agli anni ottanta dal momento che Luigi Ancini (1859-60), Pietro Manodori (1860-1872) 6) e Gian Francesco Gherardini (1872-1880) uscivano dalle fila di illustri famiglie dell'aristocrazia locale. Grazie dunque ad una sostanziale abdicazione politica, intesa come rinuncia a proporsi come punto di riferimento politico ed ideologico dei ceti della borghesia economica e professionale, l'aristocrazia reggiana riuscì ad esercitare una notevole in­fluenza almeno fino agli anni ottanta allorché la sua presenza nei vertici amministrativi cominciò a declinare in misura significativa.
Con le diverse nuances che si è cercato di mettere in luce, nelle aule del consiglio comunale fecero dunque il loro ingresso gli esponenti di un microcosmo sociale nel quale accanto alle tradizionali forze della possidenza agraria, borghesi ed aristocratiche, si potevano riconoscere i rappresentanti degli emergenti gruppi della borghesia urbana delle professioni o della nuova élite ebraica.
Se dunque la crescita della società civile-post corporativa aveva dato voce alle diverse articolazioni della trama sociale urbana, fu nel rinnovato tessuto associativo che il frastagliato ceto amministrativo postrisorgimentale riuscì a ritrovare le ragioni di una logica unitaria attraverso la quale ricom­porre le proprie diversità.61)
599 I nominativi dei consiglieri di sangue blu sono desunti dal cfr. Elenco ufficiale (de­finitivo) delle famiglie nobili e titolate del modenese, in Bollettino della Consulta Araldica, n. 23, voL V, Roma, 1901. Sulla presenza dei nobili in consiglio comunale vedi tabella n. 2.
*) Sulla famiglia Manodori cfr. R. BARBIERI, Una storia di famiglia: Pietro Manodori, in Bollettino Storico Keniano, 1992, n. 77, pp. 3-29.
**) Lo studio delle forme di aggregazione volontaria ha avuto ampio spazio nella re­cente storiografia italiana, consentendo di leggere i modelli dell'associazionismo formalizzato come un passaggio decisivo per l'affermazione di una società postcetualc di tipo individuali-stico-borghese; cfr. Associazionismo e forme di socialità in Emilia-Romagna fra '800 e '900, a cura di M. RlDOLFl e É TAROZZI, in Bollettino del Museo del Risorgimento, a. XXXII-XXXIII (1987-88); EHtes ed associazioni nell'Italia dell'Ottocento, a cura di A. M. GANTI e M. MERIGGI, in Quaderni Storici, a. XXVI (1991), n. 77; M. MERIGGI, Milano borghese. Circoli ed èlites nell'Otto­cento, Venezia, 1992; R, ROMANELLI, Il casino, l'accademia e il circolo. Forme e tendenze dell'associa­zionismo d'elite nella Firenze dell'Ottocento, in Fra storia e storiografia. Scritti in onore di Pasquale Villani, a cura di P. MACRY e A. MASSAFRA, 1994, pp. 809-851 ; L'associazionismo in Italia tra '800 e '900, Atti del Convegno dello lai-Cini, in 11 Risorgimento, a. XLVI (1994), n. 2-3.