Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Reggio Emilia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <453>
immagine non disponibile

L'elite amministrativa a Reggio Emilia 1859-1889 453
macchina amministrativa cittadina aveva individuato un formidabile stru­mento per la gestione ed il mantenimento del potere locale.88) La netta posizione di egemonia goduta dalla possidenza agraria trovava il proprio completamento nel controllo dei vertici economici-finanziari della città, pilotati fino agli anni ottanta da figure che, per estrazione culturale, sociale e per interessi economici, provenivano dall'universo rurale: Agostino Sforza, presidente della locale Camera di Commercio dal 1862 al 1866, apparteneva a pieno titolo all'elite fondiaria quale autorevole esponente della Società agraria; allo stesso modo i successori dello Sforza, Giuseppe Canni, Francesco Manfredint, Domenico Nobili e Cesare Modena, pur proiettati verso gli emergenti interessi commerciali ed industriali, continuavano a rimanere ancorati al mondo agrario grazie al patrimonio fondiario ed alla gestione di attività commerciali legate al mondo agricolo.89)
L'arco di tempo compreso tra il crollo degli estensi e gli anni ottanta aveva pertanto proiettato al vertice arruninistrativo wx élite che trovava nella terra un fondamentale collante in grado di compattare la classe dirigente postunitaria. Se infatti la proprietà fondiaria costituiva lo strumento essen­ziale per il mantenimento del rapporto di supremazia gerarchica sotto il profilo socio-economico, la mitologia dell'universo rurale era condivisa anche da quella parte della borghesia commerciale, professionale od intel­lettuale che mancava di un rapporto patrimoniale diretto con la proprietà terriera.90)
1864. A titolo di esempio si possono ancora ricordare gli accesi dibattiti sulla perequazione fondiaria e sul dazio di consumo consumatisi nelle sale consiliari.
9 Non a caso uno dei cavalli di battaglia della coalizione radical-socìalìsta sarà la de­nuncia della gestione privatistica della cosa pubblica da parte del blocco moderato: Cosa hanno da fare ancora i moderati nelle pubbliche amministrazioni? Nulla! Perché nei passati trent'anni essi hanno potuto completamente svolgere il loro programma. Ne vediamo gli effetti. [...] L'idea moderata tutti la conoscono: amministrare i patrimoni delle diverse amministrazioni, provincia, comune, opere pie, Cassa di Risparmio, Frenocomio di San Lazzaro come altrettanti patrimoni privati (Il Nuovo Comune, 29 settembre 1889).
8?) Ad esempio il Modena risultava titolare di uno studio agricolo industriale nell'ex capitale ducale oltre che proprietario dell'opificio scandianese ereditato dal padre Bonajuti; allo stesso tempo i memori della famiglia Modena compaiono tra i contribuenti nel 1872 della categoria C (fondi colonici) cric. ASRE, ACCRE, Elenco dei contribuenti, Div. I, sez. VT, n. 335, anno 1863-1887.
*9 Era infatti sulla base di motivazioni pedagogiche legate ad una concezione arcaica dello sviluppo economico che Luigi Sani, consigliere comunale dal 1867 al 1869, auspicò un improbabile rilancio dell'ormai tramontante industria serica reggiana: Aggiungete che se l'agricoltura ne serba la semplicità de* costumi, le arti ne li raffinano e puliscono, e se l'una ne infonde quel cieco amore che idoleggia per fino gli errori, le altre all'incontro e il commercio che loro tien dietro, fanno sì che vogliam bene al paese nostro con oculata costanza (L. SANI, Del tessere la seta, in Versi e prose di litigi Sani, Imola, Tipografia d'Ignazio Calcati e figlio, 1877, p. 189).