Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Reggio Emilia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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455
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L'elite amministrativa a Reggio Emilia 1859-1889 . 455
L'Associazione che ha preso e prenderà, a seconda dei casi, il nome di Monarchico-Liberale, ha sempre respinto dalle pubbliche amministrazioni tutti quegli elementi che potevano portare in esse un contributo di forza, di ingegno e di buona volontà, e si è formata una specie di arca santa, in cui entravano solamente coloro che si fossero lasciati consacrare sacerdoti o neofiti, [...] Mancati i vecchi capi, al partito moderato è mancato il concetto direttivo e quelli che li sostituirono anziché distruggere l'antico, reso ormai impossibile per le nuove esigenze, allo scopo di riedificare su basi che non potessero essere scalzate dall'irruente progresso, pensarono solo, ma con criteri sbagliati, a rintonacare il vecchio.97)
Anche per i contemporanei dunque, prima ancora che nella sconfitta del ceto moderato reggiano, l'importanza delle elezioni amministrative del 1889 risiedeva nella capacità di mettere a nudo l'inadeguatezza dell'ormai obsoleta strategia di legittimazione della consorteria a fronte delle trasformazioni strutturali intervenute a seguito dell'avanzata della democrazia; in effetti dietro l'eclissi degli uomini della cittadella moderata si celava l'esaurimento della capacità egemonica di una élite che aveva identificato nello spirito patriottico uno strumento indispensabile per garantire la propria coesione sotto il profilo politico e sociale.
Dalla parabola dell'////* arnministrativa reggiana compresa tra il 1859 ed il 1889 emerge pertanto uno scenario che sembra confortare le ipotesi formulate all'inizio: l'ascesa ed il successivo declino della classe dirigente reggiana sorta dalle macerie della società civile post-aristocratica trovavano la loro ragione nella metamorfosi delle norme che stavano alla base della selezione della rappresentanza municipale. Se infatti il tramonto fisiologico della generazione del '48 e l'emergere nel corso degli anni ottanta di una classe dirigente estranea alla legittimazione risorgimentale avevano intaccato l'omogeneità politico-ideologica dellY///g municipale, l'esaurimento della forza assimilatrice della sociabilità borghese non era in grado di assicurare la necessaria coesione sociale dei diversi settori dell'////* cittadina. Allo stesso modo sul finire degli anni ottanta, la crisi agraria ed il mancato decollo dell'economia reggiana minarono in modo irreversibile un blocco di potere che aveva nella terra un segno distintivo, sia dal punto di vista socioeconomico che culturale, portando all'ascesa una nuova élite estranea al tradizionale modello rurale.
Sulla spinta del riformismo Crispino della fine degli anni ottanta,98) la società ristretta e non competitiva uscita dalle battaglie risorgimentali si stava faticosamente evolvendo in un sistema aperto e concorrenziale nel quale la rappresentanza animinlstrativa da appendice istituzionale del
") Cfr. ha nostra vittoria, in La Sinistra, 12 novembre 1889.
98) p una recente rassegna storiografica sull'età crispina cfr. V. G. PACIFICI, Studi sull'età Crispino, in Rassegna storica del Risorgimento, a. LXXX (1993), n. 1, pp. 35-54.