Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <529>
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RASSEGNE E DISCUSSIONI
UNA NUOVA FONTE A STAMPA PER LA STORIA
DELLA FORMAZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA:
LE LETTERE DI VINCENZO PIANCIANI AL FIGLIO LUIGI
Lo studio della formazione della classe dirigente italiana comporta, di necessità, l'esplorazione di arenivi pubblici e privati per disseppellire e pub­blicare le testimonianze più significative e i carteggi delle maggiori persona­lità politiche del tempo. Lavoro non privo di un certo sforzo filologico e redazionale, ma indispensabile per l'approfondimento scientifico delle sin­gole figure dei protagonisti e delle diverse situazioni locali o regionali che a essi fanno da sfondo.
Alla ricostruzione del quadro delle maggiori personalità della classe di­rigente nazionale proveniente dalle diverse realtà locali mancano, però, alcu­ni tasselli, il reperimento dei quali è indispensabile per una maggiore com­prensione delle varie anime del ceto politico italiano che dominò, al governo o all'opposizione, la scena nei primi decenni dopo l'Unità.
Poco impegno si era forse profuso sino a qualche tempo addietro per l'individuazione e la connotazione di quelle personalità originarie dello Stato pontificio che sia sotto il profilo arnministrativo sia sotto quello politico iniziarono la loro attività nell'ultima fase del potere temporale.1) Un esempio è la enigmatica figura di Luigi Pianciani,2) di cui manca tuttora uno studio
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) E alquanto singolare, per esempio, che la figura di una personalità di primo piano
del riformismo pontificio come quella del triumviro della Repubblica Romana Carlo Armellini sia stata studiata soltanto di recente per merito di un giovane storico: MARCO BEVERINI, Ar­mellini il moderato, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 1995.
2) Luigi Pianciani (1810-1890), nato a Roma ma di famiglia appartenente alla piccola nobiltà umbra, segui dopo aver completato gli studi giuridici le orme del padre Vincenzo neU'amministrazionc dello Stato Pontificio, coprendo l'ufficio di ispettore della Dogana dal 1834 al 1845. Fervente mazziniano, dopo un breve periodo trascorso nelle galere pontificie in seguito ai fatti del 1848-49 che lo videro in testa tra i sostenitori della Repubblica Romana, emigrò in Francia e in Inghilterra. Durante l'esilio il Pianciani ebbe occasione di avvicinare intellettuali e ideologi, e di rinsaldare definitivamente i legami con quel mondo democratico a cui da tempo aveva aderito. Tornato in Italia, dopo l'Unità fu eletto deputato nel collegio di Spoleto tra le file dei democràtici Trasferitosi a Roma dopo il 1870, Pianciani partecipò alla vita politica e amministrativa della nuova capitale d'Italia, assurgendo alla fine del 1872 alla carica di primo cittadino della città (facente funzione di sindaco dal novembre 1872, e sindaco a tutti gii effetti dal luglio 1873). Come primo magistrato di Roma (carica che rivesti anche negli anni Ottanta) il Pianciani mostrò un attivismo sconosciuto ai suoi predecessori, in particolare nella riforma dell'amministrazione capitolina e nell'avvio del piano di edilizia popolare.