Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <532>
immagine non disponibile

532
Carlo M. Fiorentino
Le nostre passioni sono i nostri tiranni, se gli lasciamo libero il campo, e le facciamo dominare, sono il nostro tormento, se troppo le vogliamo comprimere; sono le nostre felicità se sappiamo servircene con moderazione, e con quel freno che sa tenere l'uomo savio e prudente, se questa massima filosoficamente, e prati­camente vera la metterai in esecuzione, sarai meno infelice, diversamente passerai una infelice gioventù, e una disperata vecchiaia;10)
[...] non ti fidare mai di alcuna donna intieramente, e questo sentimento è bastante per non portare l'amore alla idolatria o sia alla pazzia;11)
nelle corrispondenze successive del 14 e del 20 agosto l'apprensione per la sorte del figlio sembra prendere il sopravvento:
La tua lettera mi ha messo in una estrema agitazione, ti vedo infelice, ed il fine della tua lettera è tale che tu dai la morte a tuo padre, al tuo migliore amico al solo dargli un sospetto di una azione, che mi fa inorridire il solo pensarlo possibile. [...] Tu mi dici che non sei amato più, sii certo che se ciò è vero il miglior partito si è di subito partire da Livorno [...] infine fa quel che vuoi ma sappiti vincere ciò è degno di un omo, so anche io che si soffre, ma questo soffrire non è lungo, tu stesso lo hai provato nello anno trascorso, non t'immaginare che in tutta la vita tu soffrirai, sii certo anzi, che questa malattia morale non sarà più lunga di una fìsica da te sofferta. Non si crede mai dai giovani a ciò che dicono i vecchi, la esperienza poi gli prova che avevano ragione. [...] Giggi mio io non connetto più, la tua lettera mi ha rovesciato le idee, io ti prego, ti scongiuro, ti supplico, mi getto ai tuoi piedi rassicurami su ciò che più di tutto al mondo m'interessa. [...] Giggi ti benedico, ma figlio mio per carità scrivimi più tranquillo. [...] Quasi tutti, gli ommini hanno avuto la tua sorte, e quasi tutti si sono saputi vincere, tu solo vorrai essere il più vile di tutti ;12)
Tu mi mostri il tuo cuore, ed io ti ringrazio della tua ingenuità, e della affe­zione tua per me, sii certo che io non soprawiverei a te, e che la morte tua sareb­be la mia. L'amore che ho per te non è di quelli che possa scordarsi, tu sei tutto per me, e senza di te non ho che pene e dispiaceri.13)
Le lettere di Vincenzo al figlio Luigi sull'infelice amore del giovane, già ricordate da alcuni studiosi, in questo carteggio vengono maggiormente va­lorizzate dal lato psicologico proprio perché inserite nella più vasta trama dei rapporti tra padre e figlio, dove l'amore del primo per il secondo in certi passi delle lettere ricordate ci appare quasi più disperato di quello dello
9 Ivi, p. 88. M Ivi, p. 9Z >9 Ivi, pp. 93-94. 8 Ivi, p. 98.