Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <533>
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stesso Luigi per la misteriosa donna che non lo corrispondeva nei suoi sen­timenti.
Anche di fronte alla nuova fisima di Luigi di dimettersi dalla carica di ispettore provvisorio delle dogane, Vincenzo interviene con tutte le pre­mure e con tutta le responsabilità di padre affettuoso, facendo riflettere il figlio sulle conseguenze sociali che un tale passo avrebbe comportato. Così nella lettera da Terraja del 14 ottobre 1835:
Veniamo allo impiego, tu sai quanto ho fatto per fartelo avere, e ciò con il tuo pieno consenso, quale figura farei io, faresti tu lasciandolo? e lasciandolo men­tre sei con un capo che ti ama, e ti tratta benissimo, con un superiore che forse fa più per te, che pel tuo capo stesso; [...] Assicurati mio caro, che ben presto ti penti­resti di questa tua risoluzione, e che avresti dispiaceri non solo, ma umiliazioni quante ne vuoi, la tua influenza in Roma è quella che ti procura tutte quelle distin­zioni che a te non dispiacciono, se diventassi un provinciale, niuno ti guarderebbe più in faccia, ed un cumletto romano, un agente, un impiegatuccio sarebbe meglio trattato che te;14)
e nella lettera di tre giorni dopo conclude il suo avvertimento non privo, però, di toni affettuosi:
[...] non si resta sempre a venticinque anni, e quando si è a quaranta ti. assi­curo che le cose cambiano di aspetto immensamente, io non ho in vista che il tuo bene, né mi credo sprovisto affatto di buon senso, e di esperienza, e credo anche ben conoscerti, posso equivocare, ma sii certo che se il mio sangue ti facesse felice non esiterei un momento a versarlo .15)
Anni dopo, con la sopraggiunta maturità, Luigi dovrà riconoscere il ruolo decisivo dal padre nell'averglì impedito irrimediabili colpi di testa. In una lettera del 20 marzo 1845 lo stesso Vincenzo gli scriveva:
Tu stesso convieni con me, dicendomi che l'affezione che hai per me ti ha impedito in alcune circostanze di fare delle pazzie; vorrei che ti persuadesti (sic) che queste non vanno fatte anche guardando se stesso giacché non bisogna far mai un'azione della quale poi ci abbiamo da pentire.16)
Ma le apprensioni del padre per le vicissitudini del primogenito, che mostrava un carattere insofferente nei confronti del mondo chiuso e soffo­cante della burocrazia pontificia nel quale si trovava a operare, non cesse­
la Ivi, p. 142. 15 i p. 144. *0 Ivi, voi. II, p. 997.