Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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539
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K. Pianciani al fillio Luisi
Dormente il quadro politico già conosciuto. Nella lettera al figlio del 28 gennaio 1848 egli affermava:
Pippo Gualterio scrive da Torino di avere avuta lunga conferenza con il Rè e con i Principi, e che questi specialmente si sono mostrati italiani e liberali in modo da non poter desiderare di più, ma è vero ancora che i Principi ereditar) devono fare i liberali per mestiere, e che quindi non vi è da prendere le loro parole come veramente fossero stabili le loro idee su certi punti;37)
e in quella successiva del 5 febbraio 1848:
Pippo Gualterio è tornato l'altra sera a Roma [...]; esso dice che il Piemonte è caldissimo contro i tedeschi, e che tutti gli officiali e soldati smaniano la guerra, ma che teme che gli affari di Napoli non producano anche lì qualche esplosione che possa dispiacere al Rè; speriamo che ciò non avvenga, e mi pare che la Toscana ed il Piemonte si mettano di concerto con la nostra Corte; io però se fossi consigliere di Pio IX, lo consiglierei a prendere l'iniziativa e dare la costituzione, credo che questo fermerebbe la rivoluzione, e che oggi potrebbe darsi in un modo papale, vale a dire con tutta la decenza anche per il corpo ecclesiastico, che forse tra qualche mese ciò non potrà più effettuarsi.38)
Persisteva tuttavia in Vincenzo una certa sfiducia nel Piemonte, sfiducia che troverà conferma proprio nel modo in cui verrà condotta da Carlo Alberto la guerra contro l'Austria:
Ora se Cado Alberto fosse Napoleone scriveva il 31 marzo 1848 avrebbe già passato la linea dell'Adige e sarebbe a Tagliamento, giacché in questo momento i tedeschi storditi e senza ordine poco possono resistere, ma se gli daranno tempo le cose saranno assai lunghe e difficili.39)
Prima dell'intervento in guerra del Piemonte, il motu proprio del 10 febbraio 1848 aveva allentato in parte la tensione politica nello Stato pontificio e in Roma in particolare, aprendo la via a una partecipazione dei notabili alla vita politica attiva. Tra questi non doveva mancare lo stesso Luigi, che contava di affrontare il confronto elettorale in prima persona.
Se tu ami dì esser deputato - scriveva Vincenzo al figlio il 18 marzo 1848 non sono io certo quello che ti contrasterò questo posto che io non solo non am-
*0 Ivi, p. 1520.
38) Ivi, pp. 1527-1528.
30 Ivi, p, 1584.