Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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556
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556 Libri e periodici
Alle soglie del Terzo millennio, infine, la ridefinizione del rapporto tra la cristianità europea e la sua rappresentanza politica propone nuovi scenari politici e nuove strategie di alleanze alle formazioni popolari dell'Unione europea, offrendo alla riflessione storiografica rinnovate suggestioni.
ANDREA CAMPANI
CARLO MARIA FIORENTINO, Chiesa e Stato a Roma negli anni della Destra storica. 1870-1876. il trasferimento della capitale e la soppressione delle Corporazioni religiose, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1996, in 8, pp. 637. L. 100.000.
Partendo dal titolo di questo libro, noterei che l'argomento del rapporto fra la Chiesa e lo Stato, o fra lo Stato e la Chiesa, in Italia è stato certamente già studiato. Se le opere pubblicate da Stefano Jacini prima della seconda guerra mondiale e quelle, molto più tarde, di Renato Mori riguardano il decennio che precedette Porta Pia, non vi è dubbio che tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Settanta si susseguirono volumi, rassegne, antologie; e ricordo particolarmente le opere di Arturo Carlo J emolo, di Federico Chabod e, più particolarmente, di Aldo Berselli. Vero è però che in esse si poteva notare un'attenzione diseguale verso i due termini del rapporto studiato: infatti si considerava soprattutto lo Stato che emergeva con le sue ragioni, i suoi capi e le sue leggi, mentre la Chiesa appariva più sfumata, quasi evanescente. Né si può, a mio parere, attribuire ciò soltanto alla minore accessibilità delle fonti ecclesiastiche, perché ben ricordo come, nel decennio postbellico, anche nell'Archivio Centrale dello Stato fossero accessibili soltanto i documenti anteriori al 1870. Si deve piuttosto osservare come l'interesse della storiografia fosse allora volto quasi esclusivamente alla politica interna ed estera dell'Italia, alla politica ecclesiastica italiana, e non si vedeva la necessità, neanche al fine di comprendere a fondo quella politica, di ascoltare, di conoscere l'altra parte, l'altro termine del rapporto, che era allora conflittuale, cioè la Chiesa, la classe dirigente papale, il mondo cattolico nelle sue varie manifestazioni. Ebbene, in questo libro di Fiorentino sono presenti tutti e due i termini del rapporto: non abbiamo qui un monologo, ma un dialogo.
Se l'inizio del titolo è tradizionale, la delimitazione dell'ambito territoriale non lo è. Un tempo era inconcepibile lo studio del rapporto Stato-Chiesa in una città, ed era ammesso soltanto quello delle relazioni, a livello nazionale, fra i vertici della società politica e quelli della società religiosa, sulla base dei documenti ufficiali, soprattutto di leggi, a partire da quella delle Guarentigie, ma pure di bolle e di encicliche. Da tempo mi sono invece convinto che la conoscenza della storia concreta, vissuta, dei rapporti fra Stato e Chiesa può essere raggiunta soprattutto attraverso minute indagini sull'attuazione di leggi e regolamenti, nonché di disposizioni delle autorità ecclesiastiche, all'interno di contesti regionali o locali, soprattutto nelle grandi città. Ho insomma compreso che per approfondire lo studio di quei rapporti anche a livello nazionale, era assai utile partire da ambiti territorialmente meno vasti, ed ho condotto ricerche sulla realtà milanese e ne sto conducendo su quella napoletana. Se ciò è vero per le metropoli del Nord e del Sud, lo è certamente in maggior misura in una città meno popolata, che non è più il centro dell'ormai distrutto Stato Pontificio, ma lo è tuttora della Chiesa cristiana universale e ormai anche del nuovo Stato nazionale unitario. Bene ha fatto quindi Carlo Fiorentino a