Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <557>
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Libri e periodici
concentrare il suo studio sul territorio ben limitato di una città come Roma, entro la quale si viveva, nei primi anni Settanta, con grande intensità il rapporto conflit­tuale fra Chiesa Cattolica e Regno d'Italia.
Anche a proposito di Roma si può senza dubbio affermare che già esistono degli studi: basti pensare alle splendide pagine di Chabod sull'idea di Roma o all'ultimo capitolo dell'opera di Berselli riguardante la legge per Roma del 1873, al volume di Caracciolo su Roma capitale o a quello della Bartoccini su Roma nell'Ottocento. Eppure quel che prima dicevo circa gli studi riguardanti l'intera Italia, vale anche per quelli relativi a Roma: i primi due, fra quelli nominati, riguardano soprattutto le idee e le leggi; l'opera di Caracciolo concentrava l'attenzione su aspetti economico-sociali, e particolarmente sulla questione delle aree fabbricabili; quella, ben più recente, della Bartoccini allarga il discorso e risente di nuove ten­denze storiografiche, ma, a livello politico-religioso, rieccheggia la tradizionale impo­stazione evidenziata nel titolo (La sopravvivenza della vecchia citta) del capitolo che tocca rapidamente i temi affrontati ora da Fiorentino, che analiticamente e docu­mentatamente segue le operazioni attuate dal governo per stabilire in Roma la ca­pitale del Regno, con l'acquisizione di edifici atti ad accogliere la Corte, il Parla­mento, i Ministeri, ma anche caserme, carceri, scuole laiche.
L'autore del libro è quindi naturalmente portato a dare largo spazio ad una questione che va al di là del problema pratico di assicurare ambienti per gli uffici statali e si collega a propositi di radicale secolarizzazione della città: quella della sorte delle corporazioni religiose a Roma. Tra le promesse fatte dal governo italiano alla comunità intemazionale nel 1870 e la forte richiesta che viene soprattutto dalla Sinistra per un'integrale applicazione anche a Roma delle leggi del 1866-67 su quelle corporazioni vi era gran differenza; e Fiorentino mostra come tanto il Mini­stero Lanza quanto quello Mìnghetti abbiano seguito, seppur con incertezze e oscillazioni, una via intermedia già a livello dei programmi e ancor più nella pratica attuazione, che non escluse deroghe o attenuazioni. Queste si hanno in molti casi riguardo a case generalizie o appartenenti a istituzioni straniere, ma in alcuni casi anche accettando le motivazioni culturali o di culto cristiano invocate da altre co­munità religiose. Fiorentino segue quindi le iniziative del governo e le resistenze, oltre che della S. Sede e del Vicariato, anche di ordini, congregazioni e istituti, che spesso sono state attribuite solo ad un puntiglioso attaccamento a beni materiali, e che qui sono invece esaminate tenendo anche conto delle ragioni d'indole religiosa, culturale e sociale esposte dai religiosi, ed in alcuni casi accolte pure dai rappresen­tanti del governo come ben fondate e valide. L'attenzione a questo argomento, quasi del tutto assente nelle opere che abbiamo citato, illumina tanta parte della storia di Roma per molti decenni fra i due secoli: istituti religiosi, ma anche scuole, biblioteche, archivi, ospedali, opere di assistenza, scompaiono, mentre si attuano concentramenti di beni culturali in istituti statali, si stabiliscono Ministeri, nascono scuole statali (come il liceo Visconti nel gesuitico Collegio Romano), caserme, car­ceri (Regina Coeli e le Mantellate, ove erano i monasteri delle Carmelitane Scalze e delle Servite di S. Maria Addolorata).
E qui voglio porre in rilievo l'aspetto di questo volume che maggiormente mi ha colpito in senso positivo: l'abbondanza e varietà delle fonti e il modo in cui so­no state adoperate. In un tempo nel quale spesso vediamo, in opere di storia, tante affermazioni fondate su poche fonti (a volte su di una sola fonte), senza ulteriori verifiche, e vediamo presentate come conclusioni scientifiche quelle che possono essere considerate soltanto come suggestive ipotesi, non può non essere accolta con grande favore un'opera basata su di una larghissima gamma di fonti assai di­verse: non vi è qui soltanto l'indagine in un gran numero di fondi dell'Archivio