Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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558
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558 Libri e periodici
Centrale (aggiungendosi ai tradizionali, altri più recenti come quelli della Real Casa), dell'Archivio di Stato di Roma, di quello del Ministero degli Esteri, e del Capitolino, ma vi è, in conformità alla ricordata attenzione anche alla parte chiesastica del rapporto Chiesa-Stato, lo sfruttamento di più fondi dell'Archivio Segreto Vaticano, del Vicariato, della Congregazione Affari Ecclesiastici Straordinari, di alcuni ordini religiosi. E vorrei porre l'accento sulla ricerca compiuta anche in piccoli archivi personali e in fascicoli personali di funzionari statali come di personalità ecclesiastiche, che permette a Fiorentino di approfondire le conoscenza di singoli: di personaggi già noti come di uomini finora sconosciuti ma che pur appaiono significativi. Penso, ad esempio, a Francesco Brioschi, ad Aristide Gabelli, a Giuseppe Gadda, ma anche ad Enrico Narducci (da assistente della Biblioteca universitaria a impegna rissimo concentratore dei fondi monastici in biblioteche statali), a Giovanni Bolis, a Giuseppe Manfroni; e penso soprattutto a quel che qui ci viene fornito intomo agli studiosi oratori-ani della Chiesa Nuova, Agostino Theiner e Generoso Calenzio, allo storico benedettino Luigi Tosti ed all'astronomo gesuita Angelo Secchi.
Mi sembra che, tanto in questo attento e minuzioso esame quanto nelle considerazioni e interpretazioni conclusive, sia presente la distinzione fra le motivazioni politiche o politico-ecclesiastiche da un lato e le motivazioni propriamente religiose, ecclesiali, spirituali dall'altro. Tale distinzione, che non può naturalmente significare netta separazione fra i due piani, è qui tanto più apprezzabile in quanto (tranne in poche eccezioni, come nel volume dell'Università Gregoriana sulla religiosità a Roma dopo il '70) è stata generalmente trascurata dagli storici. Eppure i documenti bene illuminano come il comportamento di funzionari italiani di fronte ad una realtà che spesso poco conoscevano e comprendevano era tale da suscitare le riserve di molti romani e di parecchi forestieri di fronte a provvedimenti governativi ed a forme di attuazione di essi che in diverse occasioni non apparivano giustificate da comprensibili ragioni di rivendicazione laicale o di lotta politica, recando invece danno a istituti meramente religiosi o che svolgevano benefici servizi in campo culturale e sociale. Fiorentino considera anche le reazioni dei religiosi colpiti dai provvedimenti, registrando il carattere mondano di ostinate resistenze come di cedimenti e debolezze, ma notando anche come più volte la protesta fosse accompagnata da un rinnovato impegno spirituale ispiratore di forme nuove e più moderne di vita religiosa.
Di qui la constatazione circa conseguenze meno negative, non solo sul piano civile ma pure su quello religioso, di quanto era stato catastroficamente previsto in ambienti della reazione politica e della opposizione cattolica, anche per doti di saggezza e prudenza dei governanti che avevano ben presenti i rischi dell'operazione non soltanto a livello intemazionale. Probabilmente scrive Fiorentino da parte del governo non si volle esasperare le tensioni tra Stato e Chiesa intorno alla applicazione della legge, e, almeno durante l'ultimo governo della Destra storica (ma un'attenta analisi potrebbe far estendere questa asserzione anche ai governi successivi, nonostante gli atteggiamenti più rigidi che indubbiamente vi furono da parte delle autorità pubbliche) sembrerebbe che si accontentasse di mantenerne saldi i princìpi piuttosto che raggiungere l'obiettivo radicale della completa dispersione dei religiosi, E così conclude, in modo che ritengo condivisibile: In definitiva, l'attuazione della legge 19 giugno 1873 non significò per le comunità religiose di Roma una débàcle senza possibilità di ripresa, ma piuttosto ebbe l'effetto di una potatura, con la perdita dei rami secchi e le premesse per un più rigoglioso sviluppo di quelli vitali.
FAUSTO FON ZI