Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <559>
immagine non disponibile

Libri e periodici 559
MARIA CONCETTA DENTONI, Annona e consenso in ìialia 1914-1919; Milano, Franco Angeli, 1995, in 8, pp. 181. S.p.
L'intelaiatura del lavoro di Dentoni si svolge a ritroso, per rintracciare al­l'interno della vicenda bellica italiana le origini esplicative dei molteplici scoppi di malessere sociale, che si manifestarono dopo il conflitto, trovando il proprio se­gno comune nelle proteste per le penurie alimentari. Si trattò in questo senso di una sorta di fenomeno carsico, non riducibile tuttavia, secondo l'autrice, ad una sequenza segmentata di esplosioni incidentali ed episodiche, ma isolabile come conseguenza, verrebbe da dire inevitabile, del peso della macchina annonaria e della propaganda di guerra. Per arginare la rabbia contro le ristrettezze, per pun­tellare un consenso in progressivo disfacimento, era stato necessario accantonare le mitologie liberiste ed approvvigionare i consumi, facendo intervenire diretta­mente e pesantemente lo Stato. A ciò si era affiancata una costante e capillare opera di propaganda volta a giustificare i sacrifìci di oggi con un domani decisa­mente roseo e maggiormente egualitario. L'annona ed il pane di guerra dovevano essere considerate cioè come le premesse forzate di un capitalismo organizzato, mentre il costante richiamo aU'economia morale forniva il supporto teorico al­l'immagine di un'autorità pubblica attenta alla tutela di una giustizia sociale. La ricostruzione di questi due piani è svolta con estrema ed intelligente precisione; il passaggio dall'affidamento dei compiti di approvvigionamento ai consorzi granari locali all'Utag (Ufficio temporaneo per l'approvvigionamento del grano), fino alla creazione dei vari organismi interalleati e alla generalizzazione dei calmieri si accompagna alla narrazione del dibattito sui consumi alimentari, che coinvolse gli organismi scientifici e innumerevoli associazioni, per diventare quasi un' ideo­logia comune. Le code, le tessere, il mangiar meno dovevano risultare le componenti di un avvicinamento sociale propagandato, che la durezza della guerra rendeva per molti versi effettivo. Dopo Caporetto, la necessità di tenere insieme il paese si fece drammatica, e l'azione del Commissariato generale degli approvvi­gionamenti, guidato da Silvio Crespi, intensificò ulteriormente l'ingerenza statale, fidando prima sugli aiuti esteri, e poi tornando a soffiare a pieni polmoni sul fuoco della propaganda contro i consumi In questo complessivo sforzo di mobi­litazione, precisa l'autrice, furono possibili anche critiche, molte delle quali espres­se dallo stesso Crespi, alla generale evoluzione che l'economia italiana aveva cono­sciuto fin dall'unità nazionale. La fine della guerra rappresentò la resa dei conti per un'architettura di promesse e sacrifici dai confini così dilatati. Con la ricom­parsa della febbre di vivere, con il dileguarsi dell'egualitarismo imposto dal con­flitto, con lo sgretolarsi dell'economia morale, la propaganda metabolizzata du­rante il conflitto al posto del pane e lo Stato più giusto avevano l'obbligo di concretizzarsi. In caso contrario, e fu ciò che avvenne, un'ombra minacciosa si sarebbe allungata sull'Italia vittoriosa. E proprio perché si trattava dell'effetto di una lunga sequenza di cause, sostiene l'autrice, quell'ombra era tanto più peri­colosa.
ALESSANDRO VOLPI
AA.W., La Germania allo specchio della storia Storiografia, politica e società nell'Otto e Novecento a cura di Lorenzo Riberi; Milano, Franco Angeli, 1995, in 8, pp. 246. L. 38.000.
La storiografia tedesca dell'Ottocento e del Novecento si può interpretare come una discussione permanente sull'identità tedesca. Essa fu strettamente con-