Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Risorgimento. Storiografia. Secolo XX
anno <1998>   pagina <14>
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Rosario Romeo
ruolo delle società segrete, che in molti casi agirono come ulteriore amplia­mento del piccolo nucleo di opposizione formato dalla famiglia democratica. Vengono così alla luce anche gli obiettivi principali del movimento: fonda­zione in Italia di una cultura di ispirazione secolare e non cattolica, ugua­glianza politica, giustizia sociale. Molto si apprende anche su ciò che tanti anni di opposizione militante significarono per il destino personale di molti di questi. Di particolare interesse, poi, ciò che risulta della posizione demo­cratica fra i liberali da un lato e i contadini dall'altro. Con i liberali essi condividevano in maggioranza la persuasione che il popolo dovesse acqui­stare un certo livello di educazione per essere in grado di esercitare i diritti politici; ma molti erano invece convinti che massimo strumento di educa­zione politica per le masse agrarie fosse appunto la rivoluzione sociale.
Abbiamo insistito nel riferire di questo recente lavoro della Lovett perché esso può indicare la via da percorrere per meglio conoscere l'ambiente moderato e altri aspetti dello stesso movimento democratico. Si pensi, infatti, all'interesse di una ricerca approfondita su Genova quale centro rivoluzionario nel decennio 1850-60, e alla necessità di ricostruire, al di là delle vicende militari e della politica dei vertici, la presenza del movimento garibaldino nella società italiana, che a livello locale e popolare fu spesso una presenza dominante in grado di controllare, di fatto, intere province e città in Liguria e nelle Romagne, in Sicilia e nel Mezzogiorno continentale. Ma l'indagine storico-politica va necessariamente riallacciata all'evoluzione della società italiana nel suo insieme. In tal senso sarebbe di grande interes­se la storia amministrativa di un certo numero di città italiane dopo l'unità: i pochi esempi che già se ne possiedono inducono a desiderare che molte altre ne vengano condotte a termine, per la luce che ne deriva sulla vita politica locale e sulla evoluzione della società civile al tempo stesso. Un interesse autonomo avrebbe poi una storia della trasformazione della società italiana, delle città e delle campagne, nella età della industrializzazione. La ricostruzione dei nuovi assetti urbanistici e della applicazione delle nuove tecnologie, la storia dei servizi di trasporto, igienici e sanitari, l'analisi delle nuove classi e delle professioni che sorgono in funzione dello sviluppo dei nuovi settori produttivi è un insieme di temi appena sfiorato sinora e che tuttavia potrebbe aprire una strada alla conoscenza di aspetti essenziali per la formazione dell'Italia moderna. Da questo punto di vista si può dire che la storia della civiltà materiale dell'Italia contemporanea è per grandissima parte ancora da fare, ed è inutile sottolineare la speciale importanza che essa riveste in un'era di così radicali trasformazioni nella quale per la prima volta appaiono tecniche e comportamenti di tipo moderno. Per ciò che riguar­da demografia, prezzi, salari, consumi, il compito è facilitato, anche se non