Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Epistolari. Secolo XIX
anno <1998>   pagina <19>
immagine non disponibile

L Pìaneiant-: contributo all'epistolario 19
coscienza che il loro agire doveva inserirsi e si inseriva in un movimento di uomini e di idee assai vasto, che rifletteva non solo in termini di come schierarsi rispetto alle questioni politico-istituzionali, ma rispetto a esigenze e a istanze sociali, o almeno sentite da quella parte di società, il termine di classe in questo ambito non avrebbe particolare carattere connotante, cui il movimento democratico si riferiva. Solo recuperando questa dimensione si potrà chiarire la natura ideologica di tanti vecchi e nuovi luoghi comuni sui caratteri del sistema politico italiano e sul suo (mancato?) sviluppo, o quelli ad esempio sollevati dalla ormai abbondante fioritura di studi sulla sociabi­lità, considerata un po' troppo rousseauvianamente un fenomeno naturale, nel quale scorgere un nuovo ambito di opposizione e resistenza popolare al comando borghese. In realtà se non si considera la permeabilità della sociabilità sociale (si scusi il bisticcio), dalle forme della sociabilità politica e se si trascura il forte connotato imposto a quest'ultima dalla affermazione di un dato modello di stato, si incorre in gravi errori di prospettiva storica. Che il caffè, l'osteria ecc. assumano i caratteri di nuovi luoghi della sociabi­lità è cosa che già Carlo Goldoni poteva verificare e portava sulla scena la sua bottega del caffi', ma essi divengono centri di iniziativa politica, non di possibili proteste o azioni di disturbo della pubblica quiete, solo quando divengono punto di riferimento di un'azione sistematica e volontaria di gruppi organizzati con finalità definite, permanenti o temporanee,6) o di individui collegati a simili gruppi.7) Ci è ben noto come l'associazionismo mutualistico assume connotati diversi man mano che viene egemonizzato dal movimento democratico, mentre è meno nota, anzi tutta da dimostrare, l'asserzione che l'intera galassia associativa svolgentesi nel primo decennio
Pur troppo massime nei tempi attuali, e nelle grandi città, si è prodigiosamente ac­cresciuto il numero di sfaccendati, de' falliti, degli immorali, che nei circoli, ne* caffè van facendo professione di spargere il ridicolo, l'odiosità a carico dei governi, e non hanno altro voto ed interesse che di veder turbato l'ordine pubblico. Questa classe non è accessibile a correzioni persuasive. La Polizia deve usar molta sorveglianza per fermarla, e per impedire le vie di fatto che derivar ne potessero presso la moltitudine credula, esacerbata dal senti­mento della miseria e sempre di sua natura stromento docile e passivo dell'altrui scaltrezza. D'altronde non sarà mai questa sorta di gente screditata che influirà sulla pubblica opinione in modo efficace e permanente, né la dignità e politica dei governi consente che si venga a discussione con essa e si faccia gran cosa delle sue accuse e dei suoi giudizi. Cosi scriveva al Consalvi nel 1817, assicurandolo subito dopo che non era da quel mondo che egli assumeva le sue informazioni, Luigi Alborgbctti, console pontifìcio a Milano, e mi pare che con rara efficacia testimoni il mutarsi dei comportamenti sociali in rapporto al modello di stato (si colga l'illuminante riferimento alla pubblica opinione).
I caffè sarebbero stati ben altrimenti decisivi come ritrovi dell'opposizione organiz­zata avanti il 1848, penso al proposito a quanto scrive il Massarani nella sua biografia del Correnti; o nel 1860, quando la Società Nazionale inviò un emissario ad aprirne uno nelle Romagnc, cfr. A. DALLGLIO, La spedinone dei Milli nelle memorie bolognesi, Bologna, Zanichelli, 1910.