Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Epistolari. Secolo XIX
anno
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1998
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52 Sergio La Salvia
disordine assoluto, e sii certo che non ho mancato di farne rimprovero. Seguendo anzi la mia abitudine di parlare sempre chiaro, e a tutti, ho tatto sapere laggiù che continuando le cose in questo modo, calcolassero sempre su me per quel po' d'aiuto materiale che posso e per trasmettere corrispondenza, ma non per altro, avendo per sistema di non prendere mai una parte attiva in quanto reputo inutile. Ho aggiunto che in questo loro modo di fare è un cospirare per passatempo, non per conchiudere qualche cosa; che condurrà loro a piena rovina senza nessun vantaggio, con danno forse della causa.
Essi dicono in verità che fanno, che estendono, ma io delle parole non faccio gran conto. Vorrei conoscere almeno delle offre (sic), e sentire dei fatti.
H difetto, secondo me, insiste nell'impianto. Prendendo Camilh la direzione della cosa, egli, o chi per esso doveva prestabilire i rapporti, le attribuzioni rispettive. Per quanto si riferisce ai mezzi materiali, dovevano questi assicurarsi e fornirsi con sveltezza commerciale. Per quanto si riferisce ad azione, convengo occorresse lasciare qualche latitudine, ma non l'indipendenza. Camillo o chi per esso, doveva riservarsi il diritto di regolarla, ed imporre in conseguenza il dovere di tenerlo esattamente informato di tutto, di eseguire esattamente le sue istruzioni, per sapere cosa potesse disporre, per esser certo che ciò che fosse stato disposto avesse avuto effetto.
Quante occasioni si sono lasciate passare senza profittarne, e ne avevano pure tutti i mezzi! Se si dimanda perché, vi rispondono misteriosamente sulle loro viste, sui loro progetti. A me questo modo di agire non piace. E siccome sono convinto della loro lealtà, del loro cuore, accusandone solo la testa, vivo, ripeto, in una paura continua che si rovinino senza alcun profitto.
H ritardo per l'ultima lettera che ti mandai è scusabile. Essa arrivò quando Carlo era partito per il parto della moglie, e comunque avesse lasciato istruzioni che tutto fosse diretto a me, i suoi amici ebbero il bello spirito di tutto ritenere, e spedirono solo dopo mia richiesta.
Ritengo Umilio non ancora tornato. Io gli ho mandato una lettera nella quale insisto perché si provi a regolarizzare, giacché dopo quanto ti ho detto debbo aggiungere che con gli elementi che abbiamo, con un po' di strada che deve necessariamente essersi fatta, regolarizzando l'andamento, non deve disperarsi di arrivare. E a regolarizzare si riescirà quando alla più scrupolosa esattezza nelle esecuzione degli impegni contratti, si voglia unire la fermezza necessaria ad ottenere la corrispondenza, la deferenza che occorre.
Saluta gli amici ed ama sempre il tuo
XI
Spoleto, 11 aprilr 1863 A[mico] carissimo],
Accompagno una lettera che ricevo da Roma. Secondo il solito, ignoro di che si tratta, e credo che tu non sia più informato di me. Nullameno, se è possibile, è dovere secondarli Non scrivo ad Umilio, non sapendo se sia ancora di ritorno. Se ciò fosse, tu gli farai conoscere questa mia. Mi si assicura che egli conosce Pub-