Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Marche. Storia militare. Secolo XIX
anno <1998>   pagina <68>
immagine non disponibile

LIBRI E PERIODICI
CARLO PISCHEDDA, Camillo Cavour, ha famiglia e il patrimonio, a cura di ROSANNA ROCCIA (Storia e storiografia, XLTI); Cuneo-Vercelli, Società per gli studi sto­rici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo. Società storica vercellese, 1997, in 8, pp. 230. S.p.
Questo consistente volume, in una veste tipografica particolarmente accurata secondo la migliore tradizione della tipografìa piemontese, è stato pubblicato in oc­casione dell'ottantesimo compleanno del suo autore. Rosanna Roccia, direttrice dell'archivio storico del comune di Torino e solida studiosa, nella sua prefazione ci ha dato una presentazione precisa e puntuale dell'opera, della sua genesi e del suo impianto, e ha saputo fornirci un felice e aggiornato profilo di Carlo Pischedda, di cui è stata allieva e collaboratrice.
Qualche notizia sui quattro saggi che compongono il volume sarà indispensa­bile per capire lo spirito che ha mosso Carlo Pischedda in questo suo lavoro che si presenta come un'opera nuova anche se ogni saggio, in proporzioni però notevol­mente ridotte, era già stato pubblicato. I primi due scritti riguardano Filippina: il primo è l'analisi del medaglione dedicatole dalla nipote Giuseppina Alfieri, già ap­parso in Studi piemontesi nel marzo 1994, ma qui quasi raddoppiato da 8 a 14 pagine; il secondo dedicato a ha nonna Filippina dalla Rivolutone all'Impero, già pubblicato nell'opera in due volumi Ville de Turin 1798-1814 curata da Giuseppe Bracco nel 1990, ora è pressoché raddoppiato, passando da 41 a 78 pagine. Il terzo saggio ri­guarda I fratelli Gustavo e Camillo di Cavour nella gestione del patrimonio familiare, pubbli­cato in Studi piemontesi nel novembre 1980, ed ora cresciuto da 30 a 46 pagine. In­fine ha giovinetta del nipote Carlo Alfieri, anche questo apparso nel novembre 1983 in Studi piemontesi, ora più che raddoppiato, da 29 a 65 pagine. Se a questi saggi si aggiungeranno i quattro significativi inediti riprodotti in appendice, redatti i primi tre da Adele di Cavour e l'ultimo da Filippina di Cavour, si avrà un quadro com­pleto dell'opera.
Pischedda, quindi, a una distanza che va dai 3 ai 17 anni, ha nuovamente af­frontato temi che aveva già trattato. Chi voglia, come ho fatto io un po' pedante­mente, mettere a confronto anche il numero delle pagine, pur consapevole che il problema non si esaurisce nelle quantità da confrontare, dovrà convenire che, quando l'accrescimento ha le proporzioni che abbiamo indicato, non c'è dubbio che ci si trovi di fronte ad uno scritto che deve essere considerato un nuovo lavoro. Anche perché, chi conosce Carlo Pischedda sa bene che la sua tendenza naturale, volta costantemente ad evitare di ripetere cose già note, tende a restringere all'essen­ziale le sue pagine, e mai a far lievitare un suo scritto.