Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Marche. Storia militare. Secolo XIX
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1998
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pagina
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74
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74 Libri e periodici
accompagna all'uso di tale termine: vi è certamente l'intento di rendere accessibile ad un vasto pubblico di lettori lo studio delle radici del nostro ordinamento tributario, ma tale studio resta rigorosamente scientifico e non può essere adeguatamente apprezzato senza una conveniente preparazione di base.
Veniamo ora al contenuto dei due volumi, iniziando da quello dedicato agji anni della Destra storica. Nel primo dei dodici capitoli in cui è divisa la materia Marongiu compie una impeccabile panoramica sulla situazione politica ed economica dell'Italia all'indomani del 1861, operando nel successivo un doveroso omaggio alla grandiosa opera ricognitiva compiuta da Bastogi in ambito finanziario. Dal terzo all'ottavo esamina analiticamente per settori omogenei (imposta fondiaria, di ricchezza mobile e sul macinato) la costruzione dell'impianto fiscale dello Stato unitario; a questi capitoli va aggiunto per logica connessione il decimo dedicato allo esame dei tributi locali. I restanti sono rivolti all'analisi delle ragioni della caduta della Destra e al giudizio complessivo sul suo operato.
L'impianto del lavoro è, come si vede, ben strutturato, e le fondamenta sono sul piano scientifico ben solide sia per il continuo rinvio alle fonti (non solo in nota, ma, spesse volte, con una selezione appropriata, riprese nel testo), sia per la puntuale proposizione delle posizioni espresse dalla storiografia precedente, sulla base delle quali l'A. definisce il proprio giudizio.
I protagonisti del volume sono, senza dubbio, Marco Minghetti e Quintino Sella, padri fondatori del nostro ordinamento tributario, dei quali l'A. analizza compiutamente l'apporto nei provvedimenti varati, a partire dalle due leggi del 14 luglio 1864 sul Conguaglio dell'Imposta fondiaria e sull'Imposta di ricchezza mobile. L'intesa tra i due fu il vero perno su cui si fondò l'intera politica finanziaria della Destra storica: la complementarietà tra lo studioso e l'ingegnere si ravvisò nella perfetta fusione tra logica d'indirizzo e applicazione tecnica, senza però ritenere che l'uno fosse sprovvisto nel campo che l'altro prediligeva. La fine di questa intesa fu, del resto, la ragione prima della caduta della Destra. Non vogliamo, tuttavia, in questa sede, esaminare nel dettaglio i singoli provvedimenti, sia che essi siano divenuti legge o che siano rimasti allo stadio di progetto, anche se ci preme sottolineare l'esemplarità del capitolo dedicato alla tassa sul macinato: preferiamo soffermarci su alcuni aspetti generali che si evincono dalla ricostruzione offerta da Marongiu.
Appare fuori discussione che la Destra storica abbia oberato di tasse gli Italiani uniti, e che gli Italiani preunitari fossero poco avvezzi a che tasse legiferate fossero effettivamente riscosse senza protezioni, esenzioni e sconti. Il punto nodale è un altro. Lo Stato unitario nasce nel 1861 strutturalmente debole e periclitante, guardato con sospetto in sede intemazionale e con la decisa avversione di Roma e della maggior parte del mondo cattolico: i pronostici sulla sua sopravvivenza erano largamente negativi oltre confine e con ampi dubbi all'interno, con una tendenza ad un maggior pessimismo quando, alla prima crisi europea di una certa consistenza, nel 1866, il Governo dovette ricorrere al corso forzoso. La Destra storica era ben consapevole della fragilità dello Stato e della Nazione e si pose, compatta, a consolidarli, in un'ottica che restava quella dell'emergenza. Tra le emergenze, quella economica era certamente la dominante, per via dell'entità delle emissioni delle cartelle del debito pubblico, ancorate per lo più all'estero. L'indebitamento rendeva necessaria una politica fiscale che fosse nel contempo rapida, efficiente, fruttuosa e giusta, e Minghetti e Sella la fecero, secondo i provvedimenti illustrati da Marongiu, aumentando le entrate dai 2.212 milioni del quinquennio 1862-1866 ai 4.705 milioni