Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Roma. Iconografia. Secolo XIX
anno <1998>   pagina <509>
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ha prelesa fotografìa di Roma 184-9 509
1792, in occasione di un annuncio dato sul Times, apparve il neologismo Panorama derivato dal greco e che significa veduta della totalità.
Si tratta di una rappresentazione circolare continua istallata sulle pareti di una rotonda costruita apposta per accoglierla e che doveva simulare una realtà al punto di confondersi con essa. Dopo aver percorso un lungo corridoio e delle scale, il tutto nell'oscurità quasi totale, e aver perso così i punti di riferimento e orientamento, il visitatore arrivava ad una piattaforma delimitata da una balaustra che gli impediva di avvicinarsi troppo alla tela e permetteva all'effetto di svilupparsi da ogni punto di vista. L'illuminazione era naturale e proveniva da una apertura del tetto, mascherata da un velo che impediva di guardare al di sopra del bordo superiore della tela: una palizzata o degli oggetti naturali mascheravano il bordo inferiore.
Era tutto concepito in modo che nessun elemento estraneo alla rap­presentazione potesse turbare il campo di visione dello spettatore.
I temi di queste panoramiche riguardano paesaggi, viaggi, ma ben pre­sto il tema della guerra si impone*, il Panorama assume una funzione di propaganda per rinsaldare i legami di appartenenza della popolazione e stimolare il suo nazionalismo.
Quando nel 1810 Napoleone vide il Panorama della battaglia di Wa-gram dipinto dal Prévost comprese l'effetto propagandistico che simili spettacoli potevano avere sul popolo, tanto da far costruire 7 rotonde sugli Champs Elysées per esporvi le più importanti battaglie dell'Impero. Ma fu il pittore allievo di Vernet, già ufficiale napoleonico, Jean-Charles Langlois, che nella seconda metà dell'Ottocento attrasse una formidabile quantità di visitatori e ritrasse una meritata fama esponendo i suoi Panorama: l'ultimo nel 1869 rappresentava la battaglia di Solferino. Per renderci conto del successo che questi Panorama ebbero in Francia si considerino questi dati: 90.000 spettatori l'anno dal 1860 al 1865, 110.000 tra il 1865 e il 1870 e 200.000 tra il 1872 e il 1885.
La grandezza delle tele, che secondo lo standard era di 120 m., la com­plessità generale dell'opera obbligarono ad una suddivisione del lavoro in équipe.
Era necessaria pertanto una gerarchizzazione del lavoro per armoniz­zare la composizione ed unificare lo stile. Il maestro sulla piattaforma dirigeva a distanza la sua squadra; questa era poi formata dagli specialisti: c'erano quelli della prospettiva, del cielo, del paesaggio, dell'architettura, della vegetazione, delle uniformi, delle armi Tali specialisti erano i più abili ritrattisti e miniaturisti sulla piazza, conosciuti per la loro precisione e accuratezza perché la pittura panoramica fonda il suo credito documentario in un programma iperrealista. Ma il Panorama non era solo fenomeno culturale. I gravosi investimenti rendevano necessarie delle piccole strutture neocapitaliste con imprenditori, finanziatori, direttori di lavori, architetti, oltre gji artisti impegnati nella tela. Dal 1850 cominciano a formarsi società