Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Roma. Iconografia. Secolo XIX
anno
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1998
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pagina
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527
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Libri e periodici 527
Se è già noto, grazie alle più recenti ricerche, l'interesse dei rapporti tra l'Italia e la Spagna lungo l'Ottocento sia negli anni '20 e '30 che durante il processo unitario , restava da aggiungere che in queste relazioni e influenze ebbe un ruolo fondamentale e particolarissimo il rapporto della Catalogna con l'Italia del Risorgimento. Questo tema, la cui rilevanza era già stata sottolineata, mancava di una ricerca accurata e particolareggiata che adesso vediamo iniziata da Montserrat Casas. Ben vengano quindi tutti gli studi e le pubblicazioni dei testi che comincino a dare luce sulla catena dei fitti legami con l'Italia nei quali emergevano tanti catalani: da José M. Cantila, Borges o Tristany, tra i cartisti; Juan Mane o Joaquin Mola, tra i moderati; Juan Prim, Victor Balaguer o Pascual Madoz, tra i progressisti; fino a Rafael Escardó (il garibaldino di Tortosa) o il centinaio di soldati catalani che partirono da Barcellona nel settembre del 1860 per collaborare alla spedizione meridionale, tra i democratici Solo alcuni nomi ma di varie partì, per simboleggiare la diversità e complessità di tale ricca influenza che speriamo continui ad essere studiata.
ISABEL-MARÌA PASCUAL SASTRE
Italia Judaica. Gli ebrei nell'Italia unita 1870-1945. Aiti del TV convegno internalo naie Siena 12-16 giugno 1989 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi, 26); Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1993, in 8, pp. 563. S.p.
La pubblicazione offre la possibilità di riflettere sui numerosi e articolati interventi di quattro giornate di studio sulla presenza delle comunità e delle singole personalità dell'ebraismo italiano, dalla formazione dello Stato unitario al secondo dopoguerra. H ricordato processo della riuscita integrazione dell'ebraismo italiano nella compagine nazionale finisce per portare nuovo interesse, al di là del confermato impegno di studio sulla persecuzione razziale del fascismo, verso il periodo che dalla seconda metà dell'Ottocento conduce alla prima guerra mondiale. In tale prospettiva la riflessione su di una sorta di nazionalizzazione parallela tra assimilazione e autocoscienza ebraica (F. Sofia) sembra collegarsi naturalmente alla messa a fuoco dell'intreccio di identità religiosa e di identità nazionale nella *///* italiana, microscopica rispetto alla comunità internazionale, dei giovani ebrei borghesi e senza problemi contingenti di integrazione che si troveranno a discutere di sionismo nei primi decenni del Novecento (S. Della Seta Torrefranca). La stessa assenza di antisemitismo riscontrata in Italia dai dirigenti sionisti nel 1918 ben si concilia con una rilettura dei rapporti tra ebrei e cristiani dopo l'Unità (P.F. Fumagalli), segnati dopo il 1870 da una apertura dei cattolici verso l'ebraismo italiano, favorita dai dibattiti avviati in margine al Concilio Vaticano I: un atteggiamento di fiducia verso gli ebrei e di opposizione all'antisemitismo che, peraltro, conviveva con il permanere di preconcetti teologici e morali e il rinnovarsi di pregiudizi sugli aspetti economici della comunità israelitica. Similmente, per comprendere lo sviluppo della emancipazione ebraica nel Regno d'Italia, ben si integrano la ricostruzione del dibattito svolto dai giuristi italiani tra separatismo e giurisdrzionalismo, sulla base dell'interpretazione degli articoli costituzionali che si riferivano agli appartenenti a confessioni religiose diverse dalla cattolica maggioritaria (C. Ghisal berti), e il dibattito ottocentesco sull'ordinamento delle comunità ebraiche, tra opzione centralistica e decentramento (E. Capuzzo). Dopo la legge sabauda del 1857, che regolamentava le comunità come corporazioni a