Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Roma. Iconografia. Secolo XIX
anno <1998>   pagina <532>
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532 Ubri e periodici
nella Giunta dietale, e, nel dopoguerra, direttore dell'Ufficio Centrale per le Nuove Provincie istituito nel 1919 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche in questo contributo, l'attenzione dell'A. si rivolge alla provincia istriana, vista come una sorta di laboratorio istituzionale per la regolazione dei rapporti interetnici nei Uinder dell'Austria, dopo che le riforme costituzionali del 1860-61 avevano introdotto nella monarchia danubiana quel singolare sistema poHrico-amministrativo che fu poi detto del doppio binario, in quanto bilanciava l'amministrazione tra potere centrale e potere autonomo delle province e dei comuni. Grazie a questo sistema, se da un lato si vide il governo di Vienna intervenire talora a benefìcio d'una comunità slava con­trastando l'egemonia politica degli italiani ad esempio con l'istituzione d'una scuola reale croata a Pisino , dall'altro lato il sistema curiale asburgico della rappresentanza politica in vigore nelle diete provinciali e nei consigli comunali, ed insieme i larghi poteri attribuiti agli enti locali, consentirono agli istroitaliani di difendere le posizioni politiche detenute per effetto della loro supremazia economica e culturale. Tra i di­fensori acritici della superiorità civile degli istroitaliani si collocava Francesco Sala­ta, che per competenza acquisita nell'esercizio delle sue funzioni neU'amministrazione provinciale veniva a trovarsi nella migliore posizione per indirizzare l'azione politica della dirigenza liberale verso l'acquisizione d'una più vasta area di consenso tra la propria comunità nazionale, nonché verso il contenimento delle rivendicazioni di parte croata e slovena. NelTindicare il primo di questi due obiettivi, Salata riteneva che la classe dirigente italiana dovesse assumere un orientamento più marcatamente Hberaldemocratico, con il promuovere il benessere economico e sociale dei ceti subal­terni (il quarto Stato), organizzando la cooperazione del credito, del lavoro, del consumo; ciò poteva avvenire grazie al controllo dei vari enti autonomi operanti a livello provinciale e comunale nei vari campi dell'economia, oltre che in quelli della sanità, della scuola ecc., e, più in generale, grazie all'uso degli strumenti offerti dall'ordinamento giuridico austriaco. In questo modo si voleva, al tempo stesso, non lasciare spazio di manovra agli emergenti parati di massa, quali il socialista e il catto­lico popolare, impegnati nelTestendere la loro influenza sul proletariato urbano e ru­rale. Il secondo obiettivo della dirigenza liberale, cioè quello di allentare la crescente pressione del movimento nazionale croato e sloveno, era affrontato con una parziale apertura verso la componente slava, attraverso il compromesso raggiunto sulla rifor­ma della Dieta istriana nell'imminenza delle elezioni provinciali del 1908. Si trattava d'un compromesso basato sull'introduzione della quinta curia a suffragio universale, su una nuova distrettuazione elettorale e su procedure di garanzia per le singole etnie in occasione di deliberazioni della Dieta in materia scolastica, agraria e comunale. Tuttavia restava irrisolto il nodo dell'equiparazione delle lingue slave all'italiano come lingue di servizio nei lavori della Dieta e su questa vertenza si polarizzò il confronto tra maggioranza e opposizione in seno alla Dieta istriana, provocandone la paralisi, sicché questa veniva sospesa dalla Luogotenenza del Litorale a partire dal 1910 e tale rimaneva negli anni precedenti la Grande Guerra.
Conclusosi il conflitto mondiale, Salata, posto da Nitri a capo dell'Ufficio Cen­trale per le Nuove Provincie, mise a profitto la competenza acquisita nel periodo prebellico e, consapevole della validità degli ordinamenti autonomistici di tradizione asburgica, operò, affiancato da un'apposita Commissione consultiva centrale, per una integrazione istituzionale ed economica delle province nordorientali nel regno che fosse rispettosa delle loro peculiarità amministrative e pertanto assicurasse loro un moderato autonomismo. Il mantenimento di forme di decentramento amministrativo (con l'eventuale loro estensione a tutta la struttura statuale italiana), oltre a risponde-