Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Roma. Iconografia. Secolo XIX
anno <1998>   pagina <534>
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534 Libri e periodici
raccoglieva le simpatie di Ferrari per affinità ideologiche, esprimeva tendenze bisso-lattane, in quanto interprete delle idealità dell'interventismo democratico e, pertanto, tollerante e garante delle libertà delle minoranze slovena e croata nella Venezia Giu­lia. Invero la D.S.I. rappresentava un'entità modesta nella vita politica locale e le sue posizioni di tolleranza etnica e di riformismo sociale, su cui si appuntavano le attese di Ferrari, egli pure alieno da ogni ricorso alla forza, non trovarono modo di affer­marsi in un ambiente presto contrassegnato da una polarizzazione di schieramenti. Ritornano sul tema delle autonomie locali i tre rimanenti saggi della raccolta, due dei quali illustrano specificamente la situazione del Trentino dalla vigilia della Grande Guerra agli anni immediatamente successivi al conflitto. Nel contributo cen­trato sulla Società trentina dall'Austria all'Italia si evidenziano la sostanziale stabilità politica della comunità trentina nel passaggio dal nesso asburgico alla sovranità italia­na e la sua concorde affezione a forme di decentramento aniministrativo. Se nel pe­riodo prebellico i partiti popolare, liberale e socialista s'erano impegnati su d'un fronte comune nel rivendicare l'autonomia politica e aniministrativa del Trentino dal Tirolo, nel dopoguerra essi si trovavano a sostenere pressoché unitariamente la sal­vaguardia delle strutture istituzionali e anirriinistrative autonomistiche e decentrate, radicate nel sistema delle larghe competenze delegate ai comuni e alle diete provin­ciali dallo Stato asburgico. Alla necessità di armonizzare questo sistema con quello tradizionalmente centralistico del regno d'Italia si univa, all'indomani dell'armistizio di Villa Giusti, l'urgenza di risolvere imponenti problemi economici e sociali creati da una guerra che nel Trentino parimenti nel Goriziano aveva assunto la dimen­sione di guerra totale, portando all'allontanamento e allo sradicamento di vaste co­munità rurali. Si tratta di un fenomeno che, tra il 1915 e il 1918, coinvolse poco più di 170.000 individui su una popolazione di 377.039 unità (secondo l'ultimo censi­mento austriaco), dei quali la parte più consistente era costituita dai profughi dalle zone di operazioni belliche, mentre a 1.500 ammontavano gli intemati politici, a 35.500 i fuoriusciti nel vicino regno ed a 60.000 circa i militari locali impegnati su altri fronti A quest'esodo di massa, s'erano accompagnati, ad aggravare le condizioni della popolazione, gli effetti devastanti d'una guerra di posizione che aveva provo­cato la distruzione d'interi paesi situati presso le linee di fuoco; a ciò si dovevano ag­giungere la militarizzazione della vita civile, le requisizioni del bestiame e dei raccolti per rifornire l'esercito, i prestiti di guerra, volontari ma di fatto imposti dal governo. Beco, in sintesi, le radici dei grossi problemi che si ponevano, dopo rarmistizio, alle autorità italiane, inizialmente a quelle militari e, dal luglio 1919, a quelle civili. Biso­gnava provvedere all'assistenza alla massa di profughi che via via rientravano nei loro paesi, alla ricostruzione nelle zone devastate, alla ricomposizione del patrimonio zootecnico ed agricolo, alle modalità del cambio della moneta, alla conversione dei titoli del debito pubblico contratto dall'Austria imperiale, e ad altro. Nella fase ini­ziale della ricostruzione, gestita dal Genio militare, si verificarono ritardi e sperperi, casi di speculazione, malversazione e corruzione nell'asscgnare gli appalti, prima che, con il passaggio dei poteri nelle mani del commissario civile Luigi Credaro, fosse av­viala una normalizzazione. Alla duttilità politica di Credaro, in sintonia con le posi­zioni di Salata e sostenuto dai tradizionali partiti trentini, si doveva, particolarmente durante il minuterò Bonomi, la rivitalizzazione di organi d'autogoverno provinciali e comunali, in grado di offrire alla popolazione una reale democrazia partecipativa e, di riflesso, di garantire anche libertà politiche e culturali alla comunità tedesca della Ve­nezia Tridentina-