Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <1999>   pagina <5>
immagine non disponibile

Una memoria inedita
5
Tra le molte istituzioni delle Forze Armate, l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore, al quale era stato destinato, appariva un organo di buon livello anche perché ad esso erano addette persone di notevoli qualità intellettuali e di forte preparazione culturale, molte delle quali condividevano le sue idee ed i suoi sentimenti, anche se, naturalmente le motivazioni potevano essere diverse. Questa comunanza di pensiero, già nota nelle conversazioni e negli atteggiamenti, verrà provata dopo 1*8 settembre del 1943, quando in mo­menti drammatici quasi tutti i suoi compagni fecero il loro dovere, mante­nendo fede al loro giuramento di soldati.
Dai discorsi fatti allora nelle mura domestiche e che sono rimasti im­pressi nella mia mente di ragazzo, credo si trattasse di un ambiente buono e tendenzialmente sano, e non solo per il senso del dovere, motivante poi le successive scelte politiche, ma anche per la ricchezza di interessi e la varia sensibilità che lo connotava. Conoscevano i più la particolare condizione della nostra famiglia alla quale non mancò mai da parte dei commilitoni di mio padre quella solidarietà fraterna che allora aveva tanto valore e che, oggi, sento, pur con le dovute proporzioni, di collegare ai tanti atti di uma­nità e di civiltà compiuti dall'esercito italiano a protezione di quanti erano perseguitati per motivi razziali.
Ricordo, ad esempio, di aver conosciuto tra i colleghi di mio padre durante quell'epoca, un germanista del livello di Vincenzo Errante, perso­naggio di raffinata eleganza che richiamava per taluni atteggiamenti certe pose dannunziane, fine e colto studioso, evidentemente necessario all'Uf­ficio allora impegnato nella traduzione e nell'edizione del Clausewitz oltre che per i contatti, al momento piuttosto frequenti a causa della triste al­leanza che univa Roma e Berlino, con il parallelo Servizio Storico dell'Olir Kommanào Wehrmacht. Ricordo pure come frequentasse la nostra casa Alberto Mocchino, un latinista professore all'università di Trieste che, richiamato alle armi, era stato assegnato all'Ufficio non so per quale altra particolare ragione se non quella di programmare forse la futura pubblica­zione di testi di storia militare del mondo antico, come sarà fatto un tren­tennio dopo con un'edizione di Giulio Cesare. Ed anche conservo la me­moria di altri, ufficiali di carriera come il generale Francesco Biondi Morra ed il colonnello Antonino Drago, capo il primo e segretario dell'Ufficio il secondo, o di altri ancora, come il maggiore Luigi Coppa, il colonnello Tullio Zuccarini e il colonnello Massimo Contini, legati, questi come quelli, a mio padre non solo dalla comunanza di interessi culturali, ma, soprattutto, dalla fondamentale identità di sentimenti nei confronti di quella guerra, non voluta e tanto diversa dalla precedente un ventennio prima combattuta e