Rassegna storica del Risorgimento

Repubblica Romana
anno <1999>   pagina <13>
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Una memoria inedita
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a tanti altri, intellettuali giovani od anziani, aveva motivato con esse la sua partecipazione alla Grande Guerra, affrontava l'argomento delle conse­guenze del conflitto. L'idea della vittoria mutilata, recepita da larga parte dell'opinione pubblica e della classe politica che questa esprimeva, domina le pagine iniziali delle scritto, arricchendosi con una larga disamina delle discussioni e dei contrasti che hanno accompagnato la firma del patto di Londra, i successivi accordi tra gli alleati e che hanno via via definito gli obiettivi di guerra dell'Intesa. Accordi ed obiettivi che la Memoria riteneva avessero intenzionalmente ridotte le prospettive dell'Italia di conseguire vantaggi territoriali nelle aree verso le quali aveva nel tempo diretto le proprie aspirazioni e delineato i propri progetti di espansione, e cioè la riva orientale dell'Adriatico, l'Albania, la costa anatolica, il territorio sahariano tra la Libia ed il Lago Ciad ed ovviamente le regioni del Corno d'Africa pro­spicienti l'Eritrea e la Somalia, e cioè Gibuti, il Somaliland e l'OltreGiuba, a garanzia del totale controllo italiano dell'acrocoro etiopico.
H comportamento degli alleati, poco favorevole, se non del tutto osti­le, a quelle aspirazioni ed a quei progetti, era considerato nella Memoria fonte del progressivo emergere di un senso di profonda delusione e d'in­soddisfazione dell'Italia destinata a portarsi, a causa di ciò, sulle posizioni revisioniste dell'assetto nato con Versailles e con gli altri trattati che posero fine alla prima guerra mondiale. La delusione e l'insoddisfazione dell'Italia erano probabilmente infondate, in quanto essa, unica tra le potenze vinci­trici del conflitto che avevano ancora di fronte a loro nella Germania intatta il proprio nemico, aveva visto completamente annientato il suo avversario secolare, l'Impero d'Austria, ma ciò non era percepito dalla coscienza frustrata degli italiani. Essi, del tutto alieni, come in realtà la maggioranza degli europei del tempo, dal considerare prossima la fine del colonialismo e degli imperi oltremare, agognavano, nella memoria mitizzata di Venezia e di Roma, a vedere la propria nazione inserita tra quelle che già possedevano imperi e colonie, senza rendersi conto dell'antistoricità di certe pretese imperiali né comprendevano quanto forte fosse ormai il nazionalismo di certe etnìe danubiano-balcaniche, troppo sbrigativamente sottovalutato nei decenni anteriori al conflitto.
La Memoria, però, pur registrando la nascita del mito della vittoria mutilata, foriero per il paese di tante sciagure successive, ed insieme sottendendo l'idea che un diverso comportamento e una maggiore duttilità da parte dei nostri alleati di allora avrebbe forse mantenuto l'Italia al loro fianco anche in avvenire, non si fonda soltanto sui problemi della sistema­zione e dell'assetto territoriale successivi alla prima guerra mondiale. Infatti quella sistemazione e quell'assetto, al di là dello stato di malessere e di