Rassegna storica del Risorgimento

Repubblica Romana
anno <1999>   pagina <14>
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Carlo Ghisa/berli
insoddisfazione che avevano generato in Italia, apparivano al suo autore contestabili perché dettati in nome non di una visione più generale dell'or­dinamento internazionale e dell'equilibrio europeo ma di miopi interessi egemonici di alcune potenze che con maggiore lungimiranza avrebbero potuto impedire il sorgere di nuovi e più gravi motivi di conflitto: La situazione creata dai trattati del 1919-20, che non assicurò la pace ai vinci­tori, né la giustizia ai vinti, provocò sin dall'inizio una tale insurrezione di coscienze da far comprendere come ci si trovasse di fronte a qualche cosa di radicalmente diverso da quanto era accaduto in passato. E la "rivolta contro Versaglia" non fu solo nel campo dei sacrificati ma anche in quello dei sacrificatori, segno della drammatica gravità del problema, presagio fatale di future sciagure.11)
Discorso esatto, peraltro, che finiva con l'attenuare le argomentazioni addotte a sostegno della tesi di una vittoria mutilata, stemperandole in una sorta di giudizio più generale scaturito evidentemente dalla stessa esperienza vissuta sul finire della Grande Guerra, quando la rivoluzione russa e l'intervento americano avevano dato ad essa connotati del tutto diversi da quelli che l'avevano caratterizzata fino al 1917 e che nel 1915 avevano consentito all'interventismo italiano di definire il conflitto l'ultima guerra del Risorgimento od anche la quarta guerra d'indipendenza.
Connotati diversi perché ricchi di motivazioni ideologiche nuove e di contenuti veramente universali, anche se quelle ideologie e quei contenuti sembravano venir calpestati in nome dei tradizionali interessi di potenza e della usuale politica egemonica degli Stati. Connotati, però, che facevano intravedere tra gli errori fondamentali provocati da quegli interessi e da quella politica la sopravvivenza imposta ad un'Austria tedesca ridotta ai minimi termini12) e la supervalutazione delle prospettive di vita di uno Stato jugoslavo nato da un'illusione panslavista coltivata anche in funzione antii-taliana.13)
È interessante, comunque, notare come la Memoria si sottragga ad ogni suggestione encomiastica nei confronti della marcia su Roma e dell'ascesa al potere del movimento fascista, avvertendo soltanto come la condotta internazionale dell'Italia, tendente al mantenimento di un equilibrio pacifico in Europa non venisse mutata da quei fatti come dimostravano i negoziati, le trattative e gli accordi perseguiti e stipulati fino al 1934 con gli Stati con i
") Ivi, fogli 2-3. 12) Ivi, foglio 14. k Ivi, foglio 10.