Rassegna storica del Risorgimento
Repubblica Romana
anno
<
1999
>
pagina
<
46
>
46
Silvia Cavicchioli
famiglia avrebbero in seguito rappresentato il coronamento definitivo.127) Gli appelli della madre e del fratello maggiore al mito della solidarietà familiare e della continuità del casato,128) compattata dal maggiorasco, traevano forza dal convincimento tipicamente nobiliare che la realizzazione delle aspirazioni individuali dovesse sempre annullarsi per il fine ultimo della conservazione della famiglia,129) Ma l'unione e l'armonia della casa non erano più sufficienti a compensare l'ineguaglianza patrimoniale. La soddisfazione delle aspirazioni personali, la realizzazione delle fortune grazie ai propri meriti gratificavano e tutelavano chi, per ragioni di ordine di nascita, era stato escluso dal banchetto dell'eredità.130) Questo infine fu l'appello che Luigi lanciò a Giovanni Battista:
Non volete voi sagrificare la moglie, i figli, vostra Madre, fratello, e sorella; abbandonate l'impiego, maritatevi, conducete la moglie a quella casa che io e voi dobbiamo desiderare si mantenghi, così facendo vivrete con maggiore comodo e con maggior convenienza voi, e con minori strettezze la famiglia essendo tutti uniti. [...] Venendo a casa colla moglie, vivreste con maggior comodo voi con tutti. Con questo mezzo voi potete salvare la capra e le verze.131)
W) Cfr. J. CASEY, -lui famiglia nella stona, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. 17-18.
128> G. MONTRONI, Alcune riflessioni cit, p. 901.
,29) B. SCHWETJE, Adelige Lebensform und gesellschaftlicher Wandel im Risorgimento. Massimo d'Azeglio und Camillo Cavour im VergUich, tesi di Dottorato presso l'Università di Colonia, 1994, pp. 55-56, 70-71; S. MARCHISIO, Ideologia e problemi dell'economia familiare nelle lettere della nobiltà piemontese (XVJI-XVin secolo), in Bollettino storico-bibliografìco-subalpino, 1985, 1, pp. 70-72; F. MAZZONIS, Padri e figli negli anni del Risorgimento. I destini incrociati dei Pianàani e dei Campetto, in AA.W., Percorsi e modelli familiari in Italia tra '700 e '900, a cura di F. MAZZONIS, Roma, Bulzoni Editore, 1997, pp. 56-57; G. Di RENZO VILLATA, Il governo della famiglia: profili della patria potestà nella Lombardia dell'età delle riforme, in AA.W., Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell'età di Maria Teresa, voi III, Istituzioni e società, a cura di A. DE MADDALENA-E. ROTELLI -G. BARBARISI, Bologna, Il Mulino, 1982, p. 777.
J*1) S. LUZZATTO, Giovani ribelli e rivoluzionari (1789-1917), in AA.W., Storia dei giovani, a cura di G. LEVJ-J.-C. SCHMITT, Roma-Bari, Laterza, 1994, p. 235. Con tono accorato Luigi si rivolgeva alla madre: So che Ella mi dirà che l'unione e l'armonia che regna tra noi due fratelli può rimediare all'ineguaglianza del nostro patrimonio. Questo è vero: ma io rispondo [.] che ne sarebbe di me dovendo vivere con quelle poche sostanze, che sarebbesi di mia ragione? Sig.ra Madre Car.ma un figlio, o un fratello prudente non deve affidarsi sulla buontà altrui, deve far uso della sua prudenza, esaminare ciò che potrebbe essere di sua padronanza od patrimonio, e quando ciò che sarebbe di sua ragione non sia sufficiente per vivere, deve appigliarsi ad una strada la più sicura, quale è quella di un impiego. A.C., Carte di famiglia in generale, m. 17, 11, lettera di Luigi Cadorna alla madre Laura Bianchino, 29 luglio 1796.
'3i) AC, Carte di famiglia in generale, m. 17, f. ti, lettera di Luigi Cadorna al fratello Giovanni Battista, 4 dicembre 1796.