Rassegna storica del Risorgimento

Stato pontificio. Civitavecchia. Secoli XVIII-XIX
anno <1999>   pagina <60>
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Luciano Nasto
anime.12) Persone di condizioni diverse, che conducevano vite assai diverse, erano dunque costrette a vivere le une accanto alle altre e a non ignorarsi Molti abitanti di Civitavecchia lavoravano nell'arsenale, non lontano da quella parte della darsena, in parte ricavata dalla fortezza, nella quale i forzati alloggiavano che era ovviamente sorvegliata, ma nella quale non era impossibile accedere. Nei mesi invernali le galere rimanevano ancorate ed i forzati restavano a terra, facendo piccoli lavori per ingannare il tempo. Per le autorità ciò era motivo di gravi preoccupazioni L'ozio era da tempo visto in tutto il continente come una pericolosa fonte di ogni turpitudine e si credeva fermamente nella funzione salvifica del lavoro. Soltanto un centinaio di ergastolani condannati con la clausola ad stricte custodiam, non abbandonava mai il luogo di pena ed era anzi impossibilitato a muo­versi a causa delle catene, almeno due, che ne bloccavano i movimenti degli arti inferiori
Rammendare calze o vecchie reti da pesca, ascoltare messe e fare eser­cizi di pietà non potevano essere certamente occupazioni adatte a distogliere uomini abituati all'azione e finanche alla fatica più intensa. Sul piazzale della darsena i prigionieri cominciarono a costruire piccole baracche in legno nelle quali, pur gravati dal peso di una catena, fabbricavano oggetti artigia­nali per lo più in rame o ferro, che poi vendevano ai pescatori e agli altri abitanti della città. Questo commercio fu represso da Benedetto XEV nel 1728, molte altre volte fu però ricominciato e proibito di nuovo.13) Allo scopo di tenere occupati i forzati, ma anche in ossequio alla scienza dell'economia politica che cominciava ad affermarsi la quale vedeva anche nella case di forza, workhouses, una possibilità di sviluppo economico, nel bagno penale di Civitavecchia i detenuti furono, in numero superiore a 100, impiegati in una nuova fabbrica tessile centralizzata per la produzione di cottonine.14)
>9 V. ANNOVAZZI, Storia di Civitavecchia, Roma, 1853, p. 41. Anche C. CAIISSE, Siena di Civitavecchia, Firenze, 1898, voi. Ili, p. 585, nota 3. Il numero dei forzati è desunto da nostre ricerche d'archivio: ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, (d'ora in avanti, ASR) Camerale IH, b. 822 e b. 823.
m C. CAUSSE, op. di., voi II, p. 561.
") L. NASTO, la manifattura di cotone mi bagno dei fondati di Civitavecchia, in Studi re-mani, a. XLII (1994), n. 2, pp. 33-55. La fabbrica fu fondata per volere di Pio VI nel 1776, Sull'uso delle wrkhouses, si può vedere S. POLLARD, The genesis of modem management* London, 1965, pp 163-166. Completa e ricca di spunti di riflessione l'analisi condotte dallo stesso S. POLLARD, Peacefu/l conquesti the industriahation of Europe, 1760-1970', London, 1980, trad. it. Bologna, 1984, pp. 83-140. Inoltre, M. FOUCAULT, Surveiller et punir, Naissame de la prison, Paris, 1975, trad. it Torino, 1976.