Rassegna storica del Risorgimento

Commemorazioni. Georges Dethan
anno <1999>   pagina <86>
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86 Libri e periodici
bibliografici; le note sono una storia nella storia, un insegnamento di uso incrociato e qualificato delle fonti I numerosi fatti di sangue vengono chiariti col supporto delle carte giudiziarie, le situazioni patrimoniali e familiari con quelle delle fonti catastali e notarili, nonché con la bibliografìa locale. La ricchezza di notizie aggiuntive riguarda nomi, eventi, luoghi, ed è spesso frutto di ricerche archivistiche di prima mano. Le Memorie, nonostante il frantumarsi spesso dispersivo delle notizie, si preci­sano in rapporto a tre direttive principali: eventi, autore, luogo.
1) La repubblica giacobina del 1799, la prima Restaurazione, il Decennio fran­cese, la seconda Restaurazione, la rivoluzione del 1820-21 condensano un periodo delimitato da due rivoluzioni definite liberale, patriottica, eroica la prima, oppor­tunistica e reazionaria la seconda; o meglio, tale da favorire, grazie agli errori della Carboneria, gli esiti reazionari. I grandi eventi, anche se sommariamente, rappresen­tano la trama fondamentale della narrazione, ma in sottofondo e soprattutto sono filtrati dal protagonismo dell'autore. L'interesse per la quotidianità, per il proprio ambito circoscritto, talora è talmente soverchiarne da essere limitante: la politica sta­tale è uno sfondo strumentale alle vicende locali anche fra quella borghesia che è stata dipinta come la più coinvolta dal riformismo napoleonico. H coinvolgimento appare sotto il profilo della mancanza di sicuri punti di riferimento, della sensazione comunque di una fase di trapasso.
2) Non storico, ma protagonista di quelle vicende, Antonio Stassano (1769-1858) fu rappresentante della generazione che visse la fase di passaggio dall'antico regime alla modernizzazione istituzionale napoleonica. Di famiglia benestante, una delle più antiche di Campagna, ricevette nel locale seminario vescovile un'educazione limitata a nozioni rudimentali dello scrivere e del latino, ma soprattutto, secondo Ma­rino, una visione pessimistica sull'indole degli uomini ed un rispetto angusto per le leggi e le istituzioni. La sua presenza incide in quanto è uomo pubblico: nel 1799 giudice di pace e capo delle guardie civiche, nel 1806 comandante delle guardie ur­bane, poi guardie provinciali, come capitano, poi come maggiore e come capobatta-glione, quindi impegnato nella lotta contro il brigantaggio e la delinquenza comune nel distretto, decurione dal 1809 al 1811. Coinvolto nella rivoluzione del 1820-21, dopo tale data è arrestato e coimputato in un processo che si protrasse fino al 1829 (p. 30), periodo di epurazione che significò per lui l'allontanamento dalla vita pubblica e una certa difficoltà economica, data anche la numerosa prole (11 tigli).
Narra rapidamente, passando dall'iniziale terza persona alla prima per parlare di sé, gli anni in cui non è protagonista, come la prima Restaurazione. Col Decennio, posto a capo di una delle sei divisioni della guardia urbana, si concentra su episodi in cui si esalta il suo ruolo. La descrizione dei disordini talora è molto dettagliata per enfatizzare alla fine il suo intervento di uomo d'ordine e di mediatore. Retrogradato a capitano colla riforma delle guardie fatta da Murat nel novembre 1808, Stassano il 20 gennaio 1809 fu nominato capitano della compagnia del circondario di Campagna, in cui era anche Eboli. Controllò il brigantaggio che risorse nel 1808, ebbe altri vari incarichi nel 1809 come quello di completare il corpo dei veliti, il comando della piazza e del circondario militare di Eboli
Queste vicende spiegano anche il taglio della Cronaca, la scelta che l'individuo a posteriori fa nella narrazione ma anche nelle fasi della propria esistenza. Egli scrive infatti circa nel 1840, a 71 anni, a notevole distanza cronologica dagli eventi narrati,