Rassegna storica del Risorgimento

Repubblica Romana
anno <1999>   pagina <89>
immagine non disponibile

Libri e periodici 89
Protagonista ancora è la Carboneria, contro la quale Stassano si scaglia anche probabilmente per sfatare le accuse di carbonaro mossegli dopo il 1820 dalle Giunte di scrutinio. In essa si riversò il malcontento del paese per il peso fiscale, i disagi delle guerre e del blocco, la delusione per la mancanza di uno sbocco costituzionale, donde le aspettative costituzionali del 1820. Stassano non l'approva perché elemento di contestazione dell'ordine costituito, come non approva le sette reazionarie, tipo i Calderari, ma nel 1820 sostiene la Costituzione, in quanto frutto di un atto sovrano. Le sue interpretazioni, contestate innanzitutto dal Blanch, contano tuttavia per­ché in molte fasce sociali condivìse; tale ad esempio la voce diffusa in merito all'azione di Mettemich, contrario al mantenimento della legislazione napoleonica, per eliminare la quale avrebbe fatto pressioni sul Medici perché fomentasse un tu­multo che consentisse alle truppe austriache di intervenire. Un appoggio alla Carbo­neria e alla rivoluzione del 1820 quindi strumentale da parte del ministro Medici H saggio di Themellv alla fine del volume (La rivolutone del 1820 nella Cronaca di A. Stassano, pp. 451 e sgg.) colloca nel dovuto ruolo di testimonianza la Cronaca, che enfatizza solo l'aspetto strumentale e autoritario della Carboneria, senza valu­tarne l'apporto democratico perché incapace di intendere lo spirito della rivoluzione. Attraverso la riproposizione della più attenta storiografia sul tema, da N. Cortese a G. Spini, a G. Berti, Themelly ricollega l'interpretazione di Stassano all'analisi di Le­pre che ha esaminato le cause del distacco dalla causa costituzionale, ed alle osserva­zioni di Scirocco su un malcontento legato non tanto alla crisi economica della Re­staurazione o alla residua influenza baronale, ma proprio ad una forma di potere amministra rivo, burocratico, invadente ed oppressivo, che aveva le sue radici nel De­cennio. Le Memorie di Stassano sotto questo profilo riescono a dare il senso di una dimensione provinciale che cerca di ergersi a protagonista nel quadro rivoluzionario di quegli anni, con un programma costituzionale, di decentramento, di federalismo, tipico della Carboneria.
Un notevole' interesse presenta infine la scelta solistica del narratore. Per quanto non elevato sia il valore letterario dell'opera, significativo è il linguaggio per l'uso di termini dialettali, anacoluti, per la concretezza della narrazione, interrotta dalla massima, dalla sentenza, che fanno rientrare l'evento nel comportamento op­portunistico degli uomini, e in una casistica (come suole accadere nelle disgrazie e nelle sventure..., p. 68), o da appelli alla Divina Provvidenza, secondo un intercalare tipico del linguaggio parlato. La capacità di trasmettere le sensazioni diffuse è dovuta alla ricchezza delle esemplificazioni, tratte dalla propria personale esperienza, all'uso di corsivi pregnanti per il significato di denuncia che comportano, alla capacità di farsi portavoce o di esporre le voci, i luoghi comuni che circolano tra la gente e che riescono a condizionarne i comportamenti. Il modo di pensare, come titola esplici­tamente un capitolo, relativo all'antico regime, per giustificare la disponibilità di molti ad accogliere le idee che venivano dalla Francia, il clima di disorientamento, dovuto alle leve forzate e al numero di disertori; le voci, i pettegolezzi, la propagazione non ufficiale delle notizie, rappresentano un canale di diffusione delle grandi idee, so­prattutto nelle periferie, ove tutto appare giungere più lentamente, diluito, ma carico anche di valori aggiuntivi.
Le notizie si trasmettono attraverso sussurri, confidenze, particolari che sem­brano superflui, banali, ma che contestualizzano vivacemente il livello locale. In tal senso concorrono l'indicazione delle strade, del vicinato, dei vicoli, che sono canali e