Rassegna storica del Risorgimento
Repubblica Romana
anno
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1999
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pagina
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91
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Libri e periodici 91
di Cagliari nel secondo Ottocento, su Le persone e i luoghi di Paese d'ombre di G. Dessi, su Regionalismo ed irredentismo in Corsica, ed ancora a proposito de II dibattito sull'autonomia*
Non vanno dimenticati peraltro, i numerosi studi sul fascismo, su sardismo e combattentismo, su Gioacchino Volpe, che danno dimostrazione della profondità degli interessi e degli argomenti curati dall'autore, fin dalla giovanile militanza giornalistica.
Convinto che la questione sarda è parte integrante di quella meridionale, Del Piano riconosce come legittima la distinzione fra le due, anche perché una questione isolana sia pure ante litteram a suo avviso può già riconoscersi negli anni immediatamente successivi alla fusione con gli Stati sabaudi di terraferma, celebrata fra 1847 e 1848.
Con particolare interesse si leggono i due Saggi su Giovanni Battista Tuveri, il più importante pensatore politico democratico dell'Ottocento sardo, del quale si è interessato or non è molto Norberto Bobbio.
Nel primo di essi viene evidenziato anzitutto il collegamento fra la tesi del sardo e quella di Carlo Cattaneo, l'uno e l'altro sconfitti dal Risorgimento ma convinti della bontà dell'esempio statunitense quale modello concreto cui ispirarsi, nell'auspicata nascita degli Stati Uniti d'Europa. L'originalità del pensiero del Tuveri precisa più oltre il testo va rintracciata a partire dalla questione ademprivile, o del diritto all'utilizzo di determinati terreni, secondo quanto stabilito in epoca feudale.
Come tradisce un articolo apparso su II Politecnico, Carlo Cattaneo aveva sovrastimato il valore dei terreni, trascurando però le esigenze della fascia sociale più debole delle campagne sarde. Lo studioso isolano aveva invece evidenziato le differenze esistenti, fra zone più densamente popolate e con abbondanza di terre incolte ed aree a bassissima densità abitativa, con terreni di pessima qualità.
Più oltre, Del Piano rilegge le affinità esistenti fra il Tuveri e Gaetano Salvemini, prima ricorrendo al giudizio espresso nel 1962 da Camillo Beilieni che considerava il pensatore isolano un precursore dell'indirizzo storico-critico salveminiano quindi valutando la figura di G.B Tuveri non più solo come un monarcomaco in ritardo, ma come un pensatore inserito nella vita del suo tempo, dunque con una dimensione speculativa di portata non solo regionale, inserita nel quadro della questione meridionale e della più complessa vicenda risorgimentale.
Curiosità ed originalità contraddistinguono il citato lavoro sui luoghi e le persone del romanzo dessiano Paese d'ombre, che nel 1972 ottenne il premio Strega. Già in passato è stato rilevato l'interesse dello scrittore per la storia della cittadina natale, ViHacidro, motivata fors'anche dalla frequenza, come liceale, alle lezioni tenute a Cagliari dal neo laureato Delio CantimorL
NeU'osservare che la vicenda familiare e comunitaria narrata trova una collocazione cronologica ben precisa, nell'epoca successiva alla abolizione del feudalesimo, non privo di significato appare il giudizio espresso da Michele Tondo, che considerò il capolavoro di Dessi un romanzo storico, in senso ottocentesco, diversamente da Giorgio Bassani che vide in Paese d'ombre un'opera di poesia più che di narrativa.
Assai significativo è il saggio seguente, il tredicesimo della raccolta, apparso nel lontano 1963, ed opportunamente riproposto. Esso rappresentava la Introduzione al volume omonimo, intitolato Attilio Deffenu e la rivista Sardegna, una pubblicazione