Rassegna storica del Risorgimento
Repubblica Romana
anno
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1999
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pagina
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275
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Gli ebìw e la Repubblica Romana 275
Non va poi dimenticato che a Roma Eantigiudaismo, malgrado l'apertura mostrata da Pio IX nei confronti della locale comunità ebraica sin dalla sua assunzione al soglio pontificio,23) non era del tutto sopito per l'abbinamento dei tradizionali motivi religiosi, primo tra i quali l'antica accusa di deicidio, con le consuete motivazioni di carattere economico, sociale, psicologico, quali il timore della concorrenza commerciale ebraica, il rancore verso la figura del prestatore di denaro, le rivalità che dividevano gli abitanti del rione Regola e quelli del ghetto.24) E noto come all'indomani dell'abbattimento delle porte del ghetto, deciso dal pontefice simbolicamente per la notte di Pesach del 184825) e giudicato dalla stampa romana e toscana come
del Risorgimento. [...] Roma, I, dt, p. 565). Sul Mayr efir. C. PANIGATA, Governo e Stato pontificio nei giudici di un deputato del '48, in Rassegna storica del Risorgimento, XXIV (1937), fase. XI, pp. 1773-1802. Il Mayr, impregnato di forte antimazzinianesimo, avrebbe raccontato la sua esperienza di membro del Consiglio dei deputaci in uno opuscolo intitolato Uno sguardo al passato 1848-1849 e al presente nello Stato pontificio, Firenze, 1851.
B) Per i provvedimenti emessi da Pio IX a favore degli ebrei romani, di cui vennero respìnte le richieste relative alla vendita al dettaglio fuori del ghetto e all'abolizione della speciale licenza per poter commerciare in altri luoghi dello Stato, v., tra gli altri, A. BERLINER, Storia degli ebrei di Roma. Dall'antichità allo smantellamento del ghetto, trad. it, Milano, 1992 (la ed Frankfurt a. M 1893), pp. 299-300 e A. MILANO, Storia degli ebrei in Italia, con una nota di A. CAVAGLION, Torino, 1992 (1 ed 1963), pp. 360-361. Sull'atteggiamento di papa Mastai v. G. MARTINA, Pio IX e Leopoldo II, Roma, 1967.
*Q Sull'antisemitismo degli strati più bassi della popolazione di Roma v. le osservazioni di B. Di PORTO, Gli ebrei di Roma dai Papi all'Italia cit, p. 40 e A. CANEPA, Cattolici ed ebrei nell'Italia liberale (1870-1915), in Comunità, n. 179, aprile 1978, pp. 59-60.
25) Nel 1847 a richiesta della Comunità Pio IX istituiva una commissione d'inchiesta sulla situazione del ghetto, composta dal duca di Sermoneta Michelangelo Gaetani e dal conte Giuseppe Malatesta (v. B. Di PORTO, Gli ebrei di Roma dai Papi all'Italia cit., p. 36) Il 18 aprile 1847 l'Architetto generale della Direzione di Polizia e del Vicariato presentava al Cardinal Vicario e al Governatore di Roma un Progetto dì sistematone e d'ampliamone per gli Abitanti e Negoziatiti del Claustro Israelitico onde togliere i medesimi dalle spese e funeste conseguente delle innondanioni, che in realtà si ripartiva in due parti: la prima relativa all'ampliamento del ghetto e la seconda alla possibilità per gli ebrei di andare ad abitare fuori di esso (il documento è conservato presso l'Archivio della Comunità ebraica di Roma). Il lavoro della commissione influenzando favorevolmente il potere pontificio, determinò l'abolizione delle prediche coatte e la possibilità di abitare fuori del ghetto, accordata in particolare alle famiglie benestanti, previa istanza al Cardinal Vicario. .1 .'abbattimento delle porte del ghetto avvenuto la notte di Pesach del T848 (17 aprile), la cui spesa venne addossa alla comunità, è descrìtto nell'opuscolo he porte del Ghetto in Roma gettate a terra, Roma aprile 1848. Luigi Carlo Farini (Lo Stato Romano, li, cit, pp. 78-79) notava il contrasto tra il positivo atteggiamento di Pio IX che sollevava gli ebrei dalla abiezione della segregazione e quello della plebaglia che lo disapprovava soprattutto perche ciò operavasi nella settimana santa. Sottolineava inoltre come l'attiva partecipazione popolare all'abbattimento delle mura del ghetto togliesse valore, con rammarico di Pio IX, all'atto che il pontefice voleva compiuto per l'esclusiva autorità del Capo della Religione .