Rassegna storica del Risorgimento
Repubblica Romana. Gran Bretagna. U.S.A.
anno
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1999
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pagina
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289
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Gran Bretagna e U.S.A di fronte alla Repubblica Romana 289
l'esperienza romana del 1849 linguaggi, modalità, aspirazioni e stad d'animo assai simili a quelli da tempo iscritti nella propria tradizione nazionale, soprattutto nella tradizione di quel patriottismo democratico che rappresentava, ancor prima della Rivoluzione francese, il contributo maggiore del nuovo continente allo sviluppo del vecchio. Quanto all'Inghilterra, in un passato anche recente l'isola aveva ospitato esuli repubblicani d'ogni provenienza, aveva loro garantito il godimento dei diritti fondamentali e, nel caso specifico dell'Italia, si era mostrata assai sensibile verso la necessità di favorire un miglioramento delle condizioni di vita della penisola giungendo più volte nel 1847-48 ad offrire la propria mediazione per una soluzione negoziata della questione italiana.5) Tutto ciò non fu sufficiente per orientare le due amministrazioni quella statunitense e quella britannica verso quel riconoscimento formale dal quale soltanto la Repubblica Romana avrebbe potuto ricavare l'appoggio e la solidarietà indispensabili per non dovere affrontare da sola i momenti difficili che l'attendevano: importante sotto il profilo morale, sotto quello materiale il riconoscimento si sarebbe potuto tradurre in un più facile accesso a prestiti e forniture e in un accrescimento della capacità di trattare. Come cercò di far capire ai suoi capi politici un inviato statunitense a Roma parlando delle difficoltà in cui si dibatteva la Repubblica, the effect of recognition by the United States would be to give it no inconsiderable strength .6)
Fatto a lungo intravedere come uno sbocco possibile soprattutto da parte di Washington, il riconoscimento ufficiale invece non venne; al suo posto furono pronunziate molte parole di incoraggiamento, fu espressa tanta comprensione, fu rivolto più di un invito a non ostinarsi a coltivare un'utopia la cui fine violenta avrebbe spazzato via ogni ipotesi di riformi-
5) Su questi aspetti della posizione inglese verso il problema italiano c., per il versante letterario, H.W. RUDMAN, italioti Nationalism and English Letters, Figures of the Risorgimento and Victorian Men of Letters, London, 1940, e per quello diplomatico V. SILVA, 1/ Mediterraneo dall'unità di Rama all'Unità d'Italia, Milano, 1927, pp. 278 sgg.; N. ROSSELLI, Italia e Inghilterra nel Risorgimento, in ID., Saggi sul Risorgimento e altri scrìtti, Torino, 1946, pp. 17-85 (e p. 33 per il riferimento all'equilibrio con la Francia); O. BARIÈ, L'Inghilterra e il problema italiano mi 1846-1848 dalle riforme alle costituzioni, Napoli, 1960; J.P.T. BURY, England and the Unifica-tion of Italy, in Accademia Nazionale dei Lincei, Problemi attuali di scienza e cultura. Atti del convegno internazionale sul tema: Il Risorgimento e l'Europa, Roma, 1964, pp. 163-178; E. MORELLI, L'Inghilterra di Mavini, Roma, 1965, pp. 99 sgg.; K. BOURNE, The Foreign Policy of Victorian England 1830-1902, Oxford, 1902, pp. 64 sgg. Da ultimo, sulle principali direttrici della politica italiana dell'Inghilterra nel periodo pre-rivoluzionario, J. DAVIS. Great fintain and Itajy 1831-1846, in hit alia tra rivoluzioni e riforme 1831-1846. Atti del LVI Congresso di Storia del Risorgimento italiano (Piacenza, 15-18 ottobre 1992), Roma, 1994, pp. 389-397.
fi> L. R STOCK, United States Mittisters to the Papal States. Instructions and Despatches 1848-1868, Washington, 0.0*1933, p. 29 (dispaccio del 21 apr. 1849).