Rassegna storica del Risorgimento

Repubblica Romana. Gran Bretagna. U.S.A.
anno <1999>   pagina <294>
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294 Giuseppe Monsagrati
do le decisioni dei banchieri della City che, stando a quanto comunicava un inviato romano, rifiutavano prestiri e transazioni di qualunque genere nella convinzione che avrebbero buttato via i loro soldi.23)
Pochi sfuggivano a questa logica ferrea che già in passato si era fatta avvertire e che ora si riproponeva combinando la paura del sovvertimento economico e sociale con la ragion di Stato. Se pure è vero che before the election of Pius IX it would be mistaken to exaggerate the importance of Italy in the eyes of either the British public or the British government ,24> è innegabile che dai tempi di Byron in poi alcuni esponenti della migliore cultura inglese avevano fatto della libertà dei popoli e del rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo una bandiera, guardando con simpatia a paesi come la Grecia e l'Italia, terre d'elezione per un impegno politico che aveva permesso a chi lo praticava di trasportare la propria sensibilità romantica nella patria del classicismo e di realizzare in tal modo l'agognata fusione tra passato e presente, arte e natura, storia e vita. In effetti è vero che per un periodo assai breve, quello compreso tra la fine delle guerre napoleoniche e l'inizio dell'espansione coloniale, l'intellettuale inglese della prima generazio­ne dell'Ottocento aveva trovato per questa via il proprio punto d'equilibrio interiore, ma la sintesi che gli aveva permesso tale approdo era presto stata spazzata via dalla crescita vertiginosa del paese; e nella caratteristica divari­cazione tra idealismo e realismo che ne era scaturita il primo era fatalmente destinato a soccombere. Credo dunque che avesse qualche ragione Mazzini quando collegava il disinteresse dell'inglese medio per i grandi problemi morali e per lo sviluppo della libertà al prevalere dell'egoismo,25) purché con tale termine si intenda l'attenzione particolare prestata ai problemi dello sviluppo intemo.26) Gli Inglesi lo ricambiavano tacciandolo di visionario,
* L'avversione di fare investimenti col continente (Governi e particolari) si mantiene in questi ricchissimi capitalisti dell'Inghilterra, scriveva il 27 maggio 1849 da Londra ad A. Saffi il conte Manzoni (M MENGHINI, Il conte G. Mansioni cit, p. 23 dell'estratto), che pro­seguiva sullo stesso tono nella corrispondenza successiva, nella quale si facevano notare due bizzarre affermazioni: 1) che nella circostanza non era il paese a seguire il Governo nelle sue scelte ma viceversa ( [...] conviene persuadersi che il Gabinetto di St James, per secondare lo spirito del paese compiutamente avverso agli affari del continente, si conviene in una politica neutrale); 2) che Palmerston poteva anche mutare indirizzo se costrettovi dalla situazione europea; e però la Regina, questa grande tacitricc di figli, ha una speciale antipatia colla Re­pubblica Romana, cresciuta in lei dal suo stallone, che abborre l'Italia e gli Italiani (/'w, p. 29).
J, DAVIS, Great Brìtain and Italy eie, p. 396.
TI pensiero di Mazzini sul tema è analizzato da E. MORELLI, L'Inghilterra di Mastini cit., pp. 24 sgg.; ottima anche la ricostruzione offerta da B. KING, Mastini, tr. it, Firenze, 1926, pp. 84 sgg., 152 sgg. e passim.
M) Osserva J. Davis che a partire dagli anni Trenta the British had mudi on theìr minds in ways that perhaps encouragcd a degrce of intro versimi , a scapito di ogni tentazione