Rassegna storica del Risorgimento

Repubblica Romana. Francia
anno <1999>   pagina <311>
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La Repubblica Romana e la Francia 311
bili non danno più i loro figli alla Chiesa e l'alleanza tra Chiesa e nobiltà, tra il Trono e l'Altare può sopravvivere come idea politica, come sogno ideale della Restaurazione, non come realtà concreta. Il paradosso è che la Chiesa, arroccata su posizioni conservatrici, è investita nello stesso tempo, come ha mostrato Ph. Boutry, dagli inizi dell'Ottocento, da un potente processo di democratizzazione caratterizzato da un ricambio sociale del personale di curia. I regni ultraconservatori di Gregorio XVI e di Pio IX sono quelli che conoscono anche i maggiori cambiamenti, in profondità, dell'origine sociale del personale ecclesiastico. Nello stesso collegio cardina­lizio, gli elementi nobili fanno posto a rappresentanti delle piccole élites locali o delle nuove borghesie che sono già dominanti al momento del­l'elezione di Pio IX, un Pio IX che sarà, durante e dopo la rivoluzione romana, l'espressione vivente di questo travaglio, di queste contraddizioni interne alla Chiesa. In Francia, sappiamo dell'opposizione tra la corrente del cattolicesimo liberale condotta da Lamennais, Montalembert, Mg' Dupan-loup, e la corrente conservatrice-ultramontana.
Tutto questo ci porta ora ad un esame più particolareggiato degli avvenimenti del 1848-49 e dei rapporti tra la Repubblica Romana e la Francia.
L'interesse dell'opinion publique francese, in particolare di quella rivo­luzionaria per gli avvenimenti italiani, in favore dei movimenti liberali o democratici della penisola, è sempre stato vivo. Tale atteggiamento rivela un'ostilità tradizionale verso l'Austria, potenza dominante in Italia e rivale continentale della Francia, ma anche la continuazione, intrattenuta dal Ro­manticismo trionfante, di quel miraggio italiano e mediterraneo caro a Napoleone. All'indomani della Rivoluzione del 1830 si crea così, a Parigi, un Comité pour l'émancipation italienne che appoggia i focolai rivoluzionari che interessano soprattutto l'Italia centro-settentrionale, Modena, Parma, Bologna. Questi movimenti si ignorano tra di loro ma fanno emergere come protagonista politica, le piccole borghesie cittadine: avvocati, artigiani, commercianti... spesso anticlericali. Le ritroveremo nel 1848-49. I contadini, tuttavia, rimangono indifferenti o ostili. La proclamazione a Bologna di un'Assemblea dei deputati delle libere province d'Italia, seguita il 23 feb­braio 1831 da uno Stato delle Province Unite dell'Italia Centrale, provoca l'intervento austriaco che restaura il potere pontificio.
Ma per la sinistra parlamentare francese, per i membri delle società se­grete, per i bonapartisti (Louis Napoléon Bonaparte il futuro Napoléon III e Charles-Napoléon, suo fratello, hanno preso parte al tentativo di colpo di mano contro Roma), gli affari italiani sono ormai anche affari