Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia politica. Secolo XIX
anno <1999>   pagina <355>
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La Repubblica Romana e le carte dell'Archivio Segreto Vaticano 355
chia legittima si impossessava degli ultimi resti di uno stato da tempo vacillante. Nell'opinione pubblica europea, quello che alla Santa Sede appa­riva un'ingiustizia, l'ultimo atto sacrilego di una rivoluzione, era accettato perché compiuto da un governo considerato legittimo. Non si sarebbe accettato se fosse stato realizzato da un movimento popolare, come stava avvenendo nel primo semestre del 1849. In questa prospettiva, la Repubbli­ca Romana si deve considerare condannata a morte dalla sua nascita. E ugualmente sterili, in una visione d'insieme, appaiono i tentativi generosi di Garibaldi nel 1862 e nel 1867. Certo, la Repubblica Romana del 1849 ri­mase del tutto isolata, vista con sospetto e diffidenza dalle potenze europee, destinata a essere presto ridotta all'impotenza. De Marco ha ragione, nel sottolineare gli aspetti negativi della politica economica della repubblica: ma il fattore decisivo resta un altro, l'isolamento della Repubblica, il rifiuto universale di riconoscere legittimo un moto voluto da un gruppo popolare, da una base che sperava rovesciare le autorità tradizionali
Comunque, la scomunica del 1 gennaio 1849, l'avvento della Repubblica, e, successivamente, la richiesta delle nuove autorità di un riconoscimento esplicito da parte dei funzionari (anche dei consoli pontifici dispersi in vari paesi, anche in Italia, da Venezia a Livorno), aveva provocato più o meno presto vari casi di coscienza. Si ripete in qualche famiglia la non rara crisi di stretti parenti divisi da motivi politici e religiosi. Il padre di mons. Corboli Bussi fu eletto all'Assemblea costituente. Il figlio, monsignore, parla del fatto solo una volta, in una lettera a un monsignore carissimo del 31 gennaio 1849. Mio padre può essere scusato perché 1) nella Camera era stato fra gli oppositori della Costituente. 2) essendogli offerta la deputazio­ne della nostra provincia quasi certamente le Marche col mandato della decadenza del papa, aveva risposto che non voleva né poteva accet­tare. 3) forse più che paura per se stesso, lo ha mosso la paterna premura di coprir me naturalmente inviso a costoro, tanto più quanto meno hanno potuto attaccarmi [...] Ad ogni modo io non posso giudicare mio padre. Supplico bene il Santo Padre a volerlo giudicare con clemenza: poiché ribelle non è di certo [...] Ella sa quanto delicata cosa sia a un figlio parlare del padre, anche per scusarlo. Onde non Le farà meraviglia se senza avere la temerità certo di fare segreti a chi è il padrone di me e di mio padre, a Lei ho fatto un segreto di confessione di quanto le ho detto. Mi perdoni e mi creda suo affezionatissimo servo e amico ,Q II deputato Corboli Bussi comunque rimase assente alla seduta del giorno 8 febbraio in cui si votò
0 ASV, Archivio Pio IX, Varia, n. 512.