Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia politica. Secolo XIX
anno <1999>   pagina <363>
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La Repubblica Romana e le carte dell'Archivio Segreto Vaticano 363
quindi nella Cappella del coro secondo il solito cantato il Maturino, le ore canoniche, la Messa solenne; e poscia ognuno di quei coraggiosi che inter­vennero pacificamente potè tornare alla propria casa, mentre la processione de' scomunicati si avviava verso la basilica per santificar con ulteriori sagri-legi il più solenne giorno dell'anno.
Fu celebrata la Messa da un sacerdote veneziano assistito da altri do­dici preti di razze diverse, cioè piemontesi, lombardi, e napolitani, tutti cap­pellani di milizia. I musici della nostra cappella Giulia vestiti del proprio, vale a dire senza cotta, cantarono la Messa con indicibile trasporto, ed in fine di essa ebbero la compiacenza di cantare la strofa Sa barn fac rempubli-cam nostram. Dopo la Messa recossi processionalmente nell'ostensorio il SS.mo Sacramento alla loggia della benedizione nel portico superiore della Basilica, dove, premesso l'inno Tantum Ergo si benedisse il popolo in gran folla accorso. Copriva la suddetta loggia il solito tendone; ed un grandioso strato a tre colori pendea dalla medesima.
Intervenne a questa devota funzione, come di ragione, il padre Gavaz­zi, il quale pur volle celebrare la Messa in S. Pietro, la quale durò appena dieci minuti.
Fra il corpo diplomatico degno di un tanto sovrano, si ammirava con sorpresa, dopo il rappresentante della repubblica veneta, quello del governo di Sicilia, il Rev.mo Padre Ventura, che sopra l'abito religioso portava al petto una piccola croce pendente da nastro tricolore.
Eminenza, questo povero popolo avvilito e confuso da tante scem­piaggini non sa né approvare né crede di condannare tante cose, che gli si presentano con un sembiante religioso e pio.
Si volle ancora per la sera l'illuminazione della Cupola, la quale venne ordinata con dispaccio ministeriale, diretto però al soprastante de' manovali, dandogli il titolo nobilissimo di soprintendente de' lavori del la Rev.da Fab­brica, e chiamandolo strettamente responsabile della detta esecuzione. Ma siccome questa illuminazione non erasi a tempo predisposta, mancavano interamente i lanternoni che per essere di un grandissimo numero non potevano tutti comporsi in poche ore. Imaginarono (sic) quindi di sopperire a tal difetto coll'accensione di piccoli focherelli a più colori, e come già s'intende, a tre colori; e questi si accesero innanzi le fiaccole con bellissima confusione, che però non riuscì disgradevole a quella parte di popolo fanatico e sciocco amante sempre di qualsivoglia mostra. Non ebbe luogo alcun inconveniente; e cosi Roma santificò la Pasqua di risurrezione nell'anno 1849.