Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XX
anno <2000>   pagina <12>
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12 Giuseppe Talamo
fede per le comuni speranze. D'altronde proprio da una attenta lettura del volume emerge una concezione del Risorgimento che non solo ha definiti­vamente respinto ogni impostazione agiografica tradizionale, ma che postula la necessità di comprendere le ragioni dei vinti, di tutto quello che aveva costituito Pantirisorgimento. Dello stesso Risorgimento andava poi superato il mero aspetto politico diplomatico e la pretesa di racchiuderne il signifi­cato nella creazione dello Stato unitario, cogliendone invece il carattere europeo. Volpe è senza dubbio ben presente in quest'opera e non soltanto perché, insieme a Croce, è Fautore più citato, ma perché su un tema parti­colarmente caro a De Vecchi, come il rapporto tra i Savoia e il Risorgi­mento, G. opta nettamente per la tesi volpiana (l'Italia aveva tratto a sé i Savoia e non viceversa).
H Risorgimento (scriveva il G.) non va solo inteso nel senso di una unilaterale ed angusta, se pur nobile, concezione del raggiungimento della unità politica e della liberazione dallo straniero, ma in quello di rinnovamento morale, di rinascita della coscienza nazionale, per effetto anche della partecipazione, del mescolarsi dell'Italia al movimento culturale ed alle vicende politiche degli altri paesi, poiché a nessun risorgimentista serio viene oggi in mente di negate che il Risorgimento abbia costituito non solo un problema italiano, ma anche un grande, e, in qualche mo­mento preminente, problema europeo.
Questo spiega l'insofferenza del G. nei confronti di chi, nel dopoguer­ra, avrebbe chiesto, in nome di una nuova storia del Risorgimento, il rispetto delle ragioni dei vinti ovvero la necessità di calare il Risorgi­mento nella realtà europea.
Nello stesso 1941, quando la Rassegna anticipava alcune parti della In­troduzione alla storia del Risorgimento, G. sostenne una vivace polemica con Niccolò Rodolico che aveva proposto la soppressione delle cattedre di storia del Risorgimento esistenti e il loro assorbimento in un insegnamento di storia contemporanea da trasferire dalla Facoltà di Lettere a quella di Scienze politiche dove esistevano insegnamenti economici, giuridici e lingui­stici indispensabili per la conoscenza della società moderna successiva alla rivoluzione francese. Antonio Monti, autorevole risorgimentista, sostenne la proposta di Rodolico e ipotizzò un insegnamento di storia del Risorgi­mento e contemporanea che avrebbe collocato chiaramente il Risorgi­mento nell'età che gli era propria. La difesa della disciplina da parte del G. non si limitò a sottolineare l'appartenenza del Risorgimento al patrimonio ideale degli italiani, e quindi la sua specificità nell'ambito della storia contemporanea, ma (come scrisse Rosario Romeo) colse il significato che aveva la sua permanenza nelle Facoltà di Lettere.