Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Francia. Storia politica. Secoli XVIII-XIX
anno <2000>   pagina <27>
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P.F. Lachèze e i patrioti italiani 27
L'atteggiamento più rigoroso ed aggressivo diviene esplicito nel mese di febbraio 1794, soprattutto nei messaggi ai commissari del popolo inse­diati a Tolone, rinominata, dopo la repressione della rivolta e del tradi­mento, Port de la Montagne. A differenza di quanto sembra desiderare e promuovere Tilly, Lachèze, più che suscitare o favorire una rivoluzione intema, preferirebbe la presenza dell'esercito francese, cioè una occupazione liberatrice, ancora nello spirito democratico e universalistico delle convin­zioni girondine. Il console riconosce che è nell'interesse francese che non si faccia a Genova una rivoluzione che potrebbe di colpo paralizzare l'attività commerciale e far fuggire altrove i capitali, e mette in guardia dal pericolo, che sembrava imminente, della adesione del governo aristocratico alla coalizione antifrancese.
Sarebbe senza dubbio preferibile che le cose restassero tranquille a Genova, ma se nello stato di fermento che cresce di giorno in giorno non è realmente possibile d'y fixer la rotte de la revolution, mi chiedo se non sareb­be meglio che questa rivoluzione si faccia per la presenza delle nostre truppe piuttosto che per il colpo di passioni intestine e se il territorio di Genova, minacciato da una parte dai francesi alleati del popolo e dall'altra dai coalizzati suoi oppressori, se non sia meglio sotto ogni aspetto che siamo noi ad anticiparli (i coalizzati) (16 febbraio) .*)
Ancora il 21 febbraio Lachèze cerca di accreditare il suo convinci­mento circa la necessità di intervenire nel territorio genovese prevenendo il pericolo di essere preceduti dall'azione austro-piemontese (il pericolo si addensava soprattutto su Gavi e Savona) richiamandosi all'opinione espressa da Cacault in un messaggio trasmesso dal console ai rappresentanti del popolo a Tolone. E interessante il riferimento all'autorità di Cacault, defi­nito un esprit large e di rette intenzioni, con trent'anni di esperienza diplomatica, passati per la maggior parte in Italia.
Per sostenere la necessità dell'intervento in Italia, Lachèze invita a considerate rivolgendosi ancora ai rappresentanti del popolo a Tolone che i nostri nemici contano [...] sulle loro forze nel Mediterraneo per portare e sostenere la controrivoluzione nelle regioni meridionali francesi, per far mancare le sussistenze, per alienarci i popoli dltalia che sarebbero a nostro favore se l'insolenza e la debolezza dei loro governi non fossero sostenute dalla scelleratezza inglese. Essi trionfano sul mare. Vogliamo far cambiare la scena? prendiamo il dominio della terra. E qui la memoria storica gli suggerisce l'esempio di Cartagine e di Annibale.
*> Sui dubbi di Lachèze su un moto rivoluzionario a Genova cfr. anche, per un perìo­do successivo, G. ÀSSERETO, La repubblica ligure. Lotte politiche e problemi finanziari (1797-1799), Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1975, p. 41.