Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Francia. Storia politica. Secoli XVIII-XIX
anno <2000>   pagina <31>
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P.F. hachèe e i patrioti italiani 31
Genova non era ancora giunta la notizia ufficiale del patto concluso, La-chèze manifestava in termini forti la sua opposizione argomentando che era soprattutto da temere
que les patriots piemontais qui en ce moment agissent pour nous avec ardeur et un veritable dévouement ne viennent à se découraget en se voyant abandonnés et qu'ainsi ne perdions en 30 ou 40 jours qu'on dit que cet armistice doit durer le fruit de dispositions actuelles du peuple piemontais pour un mouvement révolu-tionnaire . H console perciò raccomanda al Direttorio l'eventuale rigetto dell'armi­stizio e insiste sui rapporti con i patrioti. Il Direttorio non ignora che durante la rivoluzione e successivamente durante le sue fasi un gran numero di uomini illumi­nati probi patrioti si sono dichiarati e hanno operato per la nostra causa forse sconsideratamente, ma certamente con sincerità e con coraggio degno di miglior sotte . E si interroga e interroga sulla loro sorte: Sordamente perseguitati quando i tiranni d'Italia hanno visto la nostra rivoluzione marciare fieramente verso il suo scopo; consegnati poi ai tribunali d'inquisizione, torturati, avvelenati, quando questi stessi tiranni hanno creduto vedere la nostra rivoluzione arretrate; i mani di questi amici della libertà, le famiglie rovinate, disperse non domandano vendetta all'onore francese; quelli che sono ora nelle carceri non chiedono che non li si avveleni solamente quando si teme che essi non ne escano un giorno armati del loro risen­timento e della loto innocenza; alla moltitudine di quelli che la gioia dei nostri successi rende in questo momento sospetti e odiosi alla feroce aristocrazia, che sorte riserva loro una pace con i loro tiranni quando questi potranno abbandonarsi con sicurezza alla sete di vendetta? Ma guardando al nostro interesse come possia­mo noi trattare col re di Piemonte dopo tutto quello che ci ha fatto e quando è in nostro potere annientarlo?. Lachèze afferma di condividere queste idee con Faipoult, ritiene che neppure Saliceti possa essere d'accordo con Bonaparte e conclude con una considerazione molto pesante mutuata da Gian Carlo Serra: Je dirai avec un patriot genois doué d'autant de caractère que d'esprit (Jean Ch. Serra): il ne faut pas craindre pour les francais quand ils sont dans les revers; il n'y a craindre pour eux que dans la victoire .8)
Anche Cacault interveniva in quei giorni9) per esprimere le sue riserve sulla incredibile tregua concessa al re di Sardegna dopo solo quindici giorni di seria offensiva francese, mentre il re combatteva senza cessa contro la Francia da più di quattro anni Egli ottiene la pace quando la vuole. Cacault temeva soprattutto che si abbandonasse il piano iniziale di penetra­zione in Italia. E riteneva opportuno informare che a Genova soprattutto
9 AMAEP, Corrtspondance consulairt ctt,, dispaccio del 29 aprile. Su Gian Cado Serra e io genere sui fratelli Serra efir. G. ASSERETO, op. ci/., pp. 38-39 e A.M. RAO, Esuli. L'emigrazione politica italiana in Francia (1792-1802), Napoli, Guida, 1992, ad nomcn.
9) AMAEP, Comspondanct politique, Rome 919, f. 371v.