Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Francia. Storia politica. Secoli XVIII-XIX
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2000
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34 Pasquale Villani
Prima lo conosceva solo per fama. Alcune persone a Genova e soprattutto Fastronomo Méchain gli avevano parlato di lui come di un soggetto distinto per il suo sapere in astronomia e la sua conoscenza di più lingue. Slop gli aveva scritto per chiedergli di raccomandarlo a Cacault (allora a Firenze) per ottenere protezione contro la persecuzione da cui era minacciato in Toscana come molti altri partigiani della nostra rivoluzione . La lettera di Lachèze rimase senza risposta, ma il console parlò di Slop anche a Miot quando questi passò per Genova.
Da allora egli racconta lo avevo perduto di vista, e lo trovai poi presso il commissario Garrau, col quale era a pranzo. Sloop (sic) si aprì sul governo toscano in una maniera che mi sarebbe potuta apparire indiscreta, se non fosse stato per la confidenza che sembrava avere con il commissario e le circostanze di frizione con la Toscana: in quel momento le truppe francesi erano minacciate d'insurrezione a Livorno. Era il momento in cui il granduca consegnava Portofer-raio agli inglesi e vi erano altri motivi di attrito. Tutto sembrava dunque scusare il comportamento di Sloop tanto più che non era suddito del Gran Duca e si doveva recare a Parigi per impiegare i suoi talenti e le sue conoscenze [...]. Sloop era allora amico di un giovane medico molto colto a Livorno chiamato Malsci che io conoscevo molto bene e che in quel momento di torbidi a Livorno dava a me e a Belleville informazioni utili. Avendoli invitati un giorno a pranzo da me con Belle-ville, fu proposto da questi giovani di scrivere al Direttorio per fargli conoscere le accuse contro il Gran Duca e cacciare d'Italia, profittando di questa occasione, ce rejetton de la Maison d'Autrìche. Belleville temperò questa effervescenza e ci limitammo io e lui a scrivere a Saliceti, allora a Milano, una lettera che fu loro comunicata, lettera perfettamente in accordo con i principi di Garrau che era ancora a Livorno e con la quale noi invitavamo il commissario Saliceti a insistere fortemente presso il Direttorio sulla condotta del Gran Duca. Noi aggiungevamo che se per caso egli si decideva, d'accordo con Bonaparte, come consigliava Garrau, a inviare qualcuno a Parigi per meglio illustrare al Direttorio la condona del Gran Duca e l'interesse che avrebbe avuto la Francia a cambiare questo governo, io mi sarei assunto volentieri la commissione Questa lettera fu inviata e rimase senza effetto.
L'indomani non fui poco sorpreso nell'apprendere da Belleville che la nostra conversazione della vigilia con Malsci e Sloop era stata ripetuta da questi in qualche conversazione e che il governatore dì Livorno Strasoldo che ne era stato informato, se ne era lamentato con Belleville. Chiedemmo a Sloop spiegazioni, la risposta sembrò scusarlo ma non ci soddisfece .
I contatti però continuarono e non va dimenticato che in questo scritto Lachèze tende a giustificare la sua condotta. Il console attribuisce a Slop la insistente richiesta di accompagnarlo a Parigi in un eventuale prossimo viaggio, nel quale forse non meno di Slop sperava lo stesso Lachèze. Si può aggiungere che proprio in quel periodo il console aveva chiesto un congedo di tre mesi per recarsi in Francia a sistemare suoi affari personali.