Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Francia. Storia politica. Secoli XVIII-XIX
anno <2000>   pagina <35>
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P.F. Lochete e i patrioti italiani 35
A Slop Lachèze avrebbe risposto che per il momento doveva tornare a Genova e che comunque gli avrebbe fatto sapere quando sarebbe andato a Milano, dove Slop avrebbe potuto raggiungerlo se ciò gli faceva piacere. Ma gli dava anche il consiglio o meglio lo invitava a non condurre Malsci, atteso che il loro viaggio insieme nella congiuntura attuale sarebbe potuto sembrare straordinario e sospetto e di conseguenza comprometterli.
L'incontro a Milano non ci fu. Dopo di allora dichiara il console non ci furono altri rapporti e cessò la nostra confidenza. Tuttavia do­vendo Lachèze passare per Pisa, nel suo rientro a Genova, fu invitato da Slop, attraverso Malsci ad incontrarlo. Cosa che feci scrive Lachèze e prosegue cercando di mettere in luce anche i meriti del suo amico, e giusti­ficare nello stesso tempo se stesso (Slop) era allora alla vigilia del suo matrimonio con una signorina di Pisa. Io lo vidi un momento in mezzo a questa famiglia che aveva rafia onesta. Pisa era allora infestata di emigrati e di fuggiaschi livornesi malcontenti. Sloop era il solo che osasse portare la coccarda nazionale e confesso che io glie ne fui in qualche misura grato perché questo atto di coraggio non era senza pericolo .
Alla fine Lachèze dà di Slop un giudizio che tende a prendere le di­stanze, ma è in fondo benevolo. Ritiene che sia più impulsivo che riflessivo e plus entrainé par des idéès methaphisique de liberté que par ce senti-ment sage et reflechi qu'en ont aujourdhui les patriotes francais après 5 années d'orages de revolution. Mais je ne puis dire que Sloop soit un intrigant comme on a voulu le peindre. I suoi talenti e il suo sapere sono incontestabili e merita Finteresse e la protezione del governo francese ,
La rivelazione circa l'affare di Livorno, venuto in luce in seguito al­l'azione giudiziaria toscana contro Slop, e le contemporanee accuse di malver­sazioni danneggiarono certamente la carriera di Lachèze, anche se l'intreccio con i contraddittori e complessi sviluppi della politica interna ed estera della Francia non consente di tracciare una linea chiara e netta. Nella questione erano anche implicati direttamente il commissario Garrau e meno chiara­mente Saliceti. Bonaparte era in evidente contrasto con i commissari e specialmente con Garrau, accusati di intralciare la sua azione militare e politico-diplomatica e di essere favorevoli alle opinioni dei patrioti allora denunziati come exaltés o anarcbistesW Lachèze fu difeso da Faypoult, da
**) Cfr. soprattutto J. GODBCHOT, Les commissàri aux armits e dello stesso autore i vari saggi raccolti ora nel volume Regards sur l'epoque revolutìonnaire, Toulouse, Privat, 1980; A. PUGIER, Napolion et l'Italia, Janin, 1947, pp. 54-56. Della questione in Italia si e occu­pato soprattutto C Zaghi. Cfr. l'ampia bibliografia nella sua opera di sintesi L'Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno, in Storia d'Italia Utet, voi. XVIIl, Torino, 1986 e per un recente aggiornamento L'Italie du Triennio r'evolutionnaire 1796-1799, n. spedai des Annales de la Revolution fra n false, luglio-settembre 1998.