Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
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2000
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47
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La pazzia di F.A. Gualterio 47
legato alla cappella dove il pittore lasciò una delle sue più alte imprese, e residente per un certo periodo proprio a Cortona nel cui collegio fu eletto deputato nel marzo 1860 al parlamento subalpino. Buccolini è forse l'unico biografo a non far cenno della pazzia di Gualterio, impresa certamente ardua dopo aver legato il suo nome a quello del duce. Nelle ultime righe, però, diventa quasi enigmatico e dopo aver detto di tacere per amor di patria su una grave circostanza, che non specifica, scrive: Ora, pur considerando che sarebbe pregio di un biografo l'indagare di quanto i ripetuti atti di ingratitudine sofferti dal nostro, ne abbiano abbreviato la vita conchiusasi immaturamente all'età di 55 anni, è bene porre termine a queste brevi note.2?) Si lascia così cadere la parte relativa alla pazzia, alla quale l'autore sembra comunque credere, imputata, come da molti altri, ai dispiaceri subiti.
Tralasciando ora gli scritti eminentemente celebrativi, anche Giustiniano Degli Azzi, nella voce per il dizionario del Rosi, ritorna a dire che i dispiaceri subiti ne sconvolsero e annebbiarono l'intelletto ed egli riprese a sognare come una volta congiure ed intrighi.23)
Come si può notare i contemporanei che su di lui hanno scritto, così come i biografi delle prime successive generazioni ripetono costantemente la tesi della pazzia, senza usare mezzi termini. Se è vero che non si può escludere in alcun modo una malattia, c'è da chiedersi quale sia l'origine di tale tradizione, e quanto abbia in essa influito il fatto che Gualterio fosse un personaggio estremamente scomodo. La rete di informatori, di spie, di cui regolarmente si serviva anche pagandoli di tasca propria, il vastissimo materiale raccolto su una infinità di personaggi pubblici e privati, la sua innata capacità di penetrare nell'animo altrui e di rilevarne i lati più oscuri lo rendevano sicuramente inviso e il ritenerlo pazzo appare fin troppo comodo per scrollarsi di dosso i suoi spietati giudizi. Di più questa della pazzia potrebbe essere stata anche una buona scusa per estrometterlo definitivamente dal governo e dalle stanze del re.
Tale tradizione è comunque giunta fin quasi ai nostri giorni Amedeo Moscati, nel 1960, non si discosta dalla interpretazione di Gilardini, parla del ricovero in una casa di salute presso Pistoia per una grave forma di depressione psichica, della sua temporanea ripresa ai primi del 1872 e poi della fatale ricaduta.24) Ancora nel 1962, Maturi, nella breve biografia di
22) Ivi, p. 23.
23) G. DEGLI A.zzi, op. rit., p. 270.
24) A. MOSCATI, / ministri del regno d'Italia cit, p. '13; è interessante notare che Fautore usa prima il termine casa di salute come Gilardini e poi scrive uscito dal sanatorio , lasciando intendere che forse non si trattava di un manicomio.