Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
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2000
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pagina
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48
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48 Stefania Magliani
introduzione all'opera di storico, liquida gli ultimi anni scrivendo che, costretto a lasciare l'incarico di ministro della Real Casa: Il Gualterio si dimise, ma la disgrazia politica gli fece dare di volta al cervello e morì pazzo il 10 febbraio 1874
Venendo ancora in avanti, sulla Nasone del 25 febbraio 1974 è uscito un breve articolo, da notare commemorativo per il centenario della morte, di Michele Risolo; l'ultimo sintetico paragrafo ha per titolo Sconvolto, in esso, ripartendo sempre dalle dimissioni del 1869, l'autore così apostrofa: Il suo cervello ne fu sconvolto al punto da uscir pazzo. E pazzo egli morì, il 10 febbraio 1874, a Roma: pazzo e povero.
Un ben più nutrito articolo per il centenario è apparso sulla Rassegna storica Toscana a firma di Narciso Nada. L'autore sintetizza gli anni del tramonto in circa quattro righe, ma il suo giudizio ci sembra fino ad oggi il più corretto e il più sereno, egli infatti scrive che trascorse questo periodo: In un corrucciato ed esasperato isolamento, dedicandosi alla preparazione di un libro intitolato 'L'Italia e Roma, che però non potè terminare. Si spense a Roma il 10 febbraio 1874.26>
Molto più mitigato, rispetto al passato, risulta anche il giudizio espresso da Bianca Montale nel saggio pubblicato nel 1976 su Filippo Antonio Gualterio prefetto di Genova che fornisce, sebbene per un periodo limitato, la più approfondita ricerca condotta fino ad oggi sull'orvietano. Il lavoro è particolarmente interessante anche perché ne mette in evidenza il carattere e la frenetica attività, gli innumerevoli contatti ufficiali e non, le illustri frequentazioni, i nemici potenti, la rete di spie, le relazioni internazionali. In chiusura la Montale suggella il suo testo con queste parole: Gualterio è animale politico che pone nella sua azione la passione del cuore, al di là degli interessi di carriera o personali: questo spiega e giustifica in parte certi eccessi, e fa meglio comprendere le ragioni che lo portarono, un decennio più tardi, ad una tragica fine.27) L'autrice mette a fuoco, cogliendo nel segno, la particolare indole dell'uomo e del politico, quella che lo portò sempre ai limiti, facendolo diventare o credere? pazzo.
Di sé Gualtero ha scritto: La mia fede politica non è né nebulosa né ipocrita, ma chiara e schietta. Io non sono con coloro che vogliono trarre la libertà e l'indipendenza italiana o dalle utopie o dal disordine; né con coloro che credono comprare l'ordine con la vergogna e con la schiavitù. Non istimo la slealtà utile strumento né alla patria né alla società; la condanno
25) W. MATURI, op. a/., p. 189. m N. NADA, op. tit.t p. 122. s7) B. MONTALE, op. àut p. 173,