Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
anno
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2000
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La pasgia di V,A. Qua Iterio 51
loda le bellezze artistiche Ja soprattutto vede in essa il simbolo della rinascita politica e culturale della città: L'erezione di questo portento, al quale concorsero tanti grandi ingegni, fu incontrastabilmente una delle maggiori spinte date in quei tempi alle arti, di quelle spinte che vennero dai municipii e che loro dettero una vita così grande .34)
Ma veniamo al contenuto della lettera. Evidente è l'interesse del mìni-stro Correnti per lo stato di conservazione della preziosa cappella, soprattutto perché siamo in un periodo in cui manca una normativa esauriente sulla tutela e conservazione dei beni artistici. Proprio in questi mesi si stava discutendo di un progetto di legge su tale materia. Nella sessione 1871-72 del Senato viene presentata la relazione della commissione appositamente istituita, formata dai senatori Amari, Tabarrini, Muraglia, Di Giovanni e Brioschi, introdotta nei seguenti termini: Lo Stato ha il supremo interesse di vegliare e di accertarsi che siano convenientemente conservati i monumenti preziosi dell'arte e dell'antichità: legittimo è quindi il suo intervento in tutto ciò che forma questo grande patrimonio della nazione. Da questo alto interesse deriva il principio, che solo dallo Stato può esser data la facoltà
**) Cronaca inedita degli avvenimenti d'Orvieto e d'altre parti d'Italia dall'anno 1333 al 1400, Torino, Stamperia Reale. Gualterio scoprì sicuramente la Cronaca nel 1843 quando prese a riordinare le carte dell'archivio comunale; in proposito sì veda LUIGI FUMI, L'archivio segreto del comune di Orvieto. Relazione al sindaco Giacomo Bracci, Siena, Tip. Sordomuti di L. Lazzcri, 1875, che contiene anche un elogio al curatore dell'opera: È notevole documento di storia patria, bel saggio degli studi di Gualterio, ed insieme di ciò che racchiude l'archivio orvietano la pubblicazione della cronaca dì Francesco Montemarte, corredata largamente di note e documenti importanti (p. 16). L'opera è dedicata a Giuseppe Manno: alla vostra amicizia della quale mi rendeste beato durante il mio soggiorno a Nizza. Di questa amicizia ci sembra si debba tener contò per ricostruire gli anni della formazione e lo stretto legame con la corona. Il barone Giuseppe Manno era particolarmente legato a casa Savoia, segretario privato dì Carlo Felice dal 1816 al '21, fu più tardi precettore di storia dei figli di Carlo Alberto il quale lo incluse nella prima lista dei senatori del Regno il 3 aprile 1848. Presidente del Senato dal febbraio 1849 al maggio 1855, poi ministro di stato e presidente della Corte di cassazione. Dall'ottobre del 1864 al novembre del 1865 fu presidente del Senato del regno d'Italia. I due si erano conosciuti a Nizza dove Manno ricopriva dal 1844 la carica di presidente del R. Senato di quella città. Gualterio vi si era recato ncIFaufunno-inverno del 1845 con la moglie, Angiola De Cardenas, debilitata da una grave malattia (in proposito si veda Vincenzo Ciancioni al figlio Luigi* Carteggio 1828-1856, voi. II: 1843-1846, a cura di Stefania Magliani, Roma, Gruppo Editoriale Internazionale, 1993, pp. 1123, 1124, 1134) e qui lavorò alla stesura della Cronaca. L'intesa dovette nascere quindi anche nella comune passione per gli studi storici e filologici; a queste date Manno aveva già pubblicato da tempo le sue opere più note quali La storia della Sardegna (1825-27) e La fortuna delle parole (1831). Sul personaggio si veda ANTONIO MANNO, Giuseppe Manno, in // Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche di illustri italiani contemporanei, a cura di Leone Carpi, voi. II, Milano, Vallardi, 1886, pp. 354-391 e l'ancora preziosa biografia di AMEDEO MOSCATI, I ministri del '48, Salerno, Edizione del comitato napoletano dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1948, pp. 283-288.