Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <53>
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La patria di F.A. Gualterio 53
testo in esame ci riferiamo prevalentemente al più recente e completo lavoro sull'argomento, La cappella Nova o di San Brindo nel duomo di Orvieto, a cura di Giusi Testa, ricco di una preziosa appendice documentaria curata da Laura Andreani, al quale si rimanda anche per la esauriente bibliografia.
Non è qui il caso di soffermarsi sui notissimi dipinti eseguiti da illustri maestri, da Beato Angelico a Signorelli; è utile invece, per il nostro assunto, richiamarci ai restauri ottocenteschi La Andreani, per il volume appena ricordato, ha condotto una ricerca a tappeto sui documenti editi e inediti, consultando numerosi archivi; da tale indagine risulta un ampio lavoro di ripulitura eseguito nel 1845 ad opera di numerosi artisti tra cui un gruppo di russi già attivi nella Tribuna dello stesso duomo. Dal 1853 al 1861 si parla di perizie per restauri architettonici, ma per il resto del secolo non risultano altri interventi di rilievo nella cappella. Anche a fronte di un ulteriore riscontro nell'Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici dell'Umbria, per i decenni '60 e 70 non è emerso alcun dato. Tuttavia le indicazioni fornite da Gualterio non possono riferirsi al 1845 e l'incarico a lui affidato dimostra che il ministro aveva interesse a conoscere una situazione da poco modificata o in trasformazione in quei mesi. C'è da credere che negli anni successivi all'annessione di Orvieto al Regno i lavori di ripristino del complesso monumentale proce­dessero in maniera autonoma nei termini di manutenzione ordinaria senza lasciare tracce evidenti nella documentazione.
H primo punto che viene trattato nella lettera riguarda la rimozione del sepolcro del cardinale Nuzzi. Il monumento al vescovo Ferdinando Nuzzi fu realizzato a ridosso della sua morte, avvenuta nel 1717; non si conosce la data del suo trasferimento l'opera si trova attualmente nel palazzo vescovile di Orte anche se la Barroero la ritiene concomitante ai restauri del 1845.38> Il tono usato dal Nostro fa ritenere l'intervento molto più vi­cino al 1871, ed è plausibile collocarlo ad una data molto prossima al 23 luglio 1868 quando è registrata una proposta per effettuare un saggio di restauro nella parete dove era appunto collocato il sepolcro del vescovo.3
Gualterio riferisce poi della totale rimozione dell'altare della Pietà, co­siddetto dal gruppo marmoreo in esso custodito, opera di Ippolito Scalza, scultore orvietano, datata 1578.4G) Del complesso parla dettagliatamente
**) LIIJANA BARROERO, Gli interventi settecenteschit in La cappella Nova cit-, p. 293, n, 35.
*9 L. ANDREANI, <?/>. <?//., p. 448, doc. n. 406.
) Ippolito Scalza (Orvieto 1532-1617), architetto e scultore, ma anche topografo e cartografo, attivo prevalentemente nella città natale, fu per lungo tempo architetto ufficiale dell'Opera del duomo e architetto comunale. Come scultore in cattedrale realizzò, tra l'altro,